di Dott. Martin Sartori da Buenos Aires

“Il cibo come prevenzione e cura”: per illustrare nel dettaglio le peculiarità in oggetto abbiamo sentito il Prof. Silvio Spinelli, specialista in psichiatria ed esperto in terapia nutrizionale nonché docente primario all’interno di questo percorso di formazione.

Prof. Spinelli, viviamo un momento storico in cui le persone prestano sempre maggiore attenzione rispetto al cibo di cui si nutrono. Stiamo effettivamente passando da un’immagine macroscopica e per certi versi grossolana dell’alimentazione ad una visione più fine e capillare?
“Sicuramente sì, oggi rispetto al passato si dedica un’attenzione particolare al cibo. Malgrado ciò, non siamo ancora giunti ad un livello per cui si possa avere piena coscienza e conoscenza rispetto alle potenzialità del cibo. Attraverso studi scientifici di alto livello si è dimostrato come il cibo sia di gran lunga il farmaco più potente a nostra disposizione, notevolmente superiore nei suoi effetti terapeutici rispetto ai farmaci sintetici. Ovviamente se utilizzato in maniera appropriata”.


Il cibo è conosciuto come farmaco ma anche come mezzo per prevenire le malattie sin dai tempi di Ippocrate che (ci troviamo intorno al IV secolo A.C.) dichiarava: “Fa che il cibo sia la tua medicina”. Quanti secoli sono dovuti passare per riconoscere al cibo tutte le sue potenzialità?
“La frase di Ippocrate è nota a tutti ma ancor prima di lui egiziani ed assiri avevano l’esatta percezione e la conoscenza capillare delle capacità terapeutiche del cibo. E proprio introno ad una vasta gamma di alimenti ruotavano le abitudini nutrizionali di tanti popoli orientali, che non mangiavano al solo scopo di nutrirsi ma anche per curarsi”.


Prof. Spinelli, qual è il profilo tipo dell’utente che potrebbe essere interessato a questo corso di aggiornamento?
“Il Corso si rivolge preferibilmente a medici, biologi, farmacisti, dietisti, psicologi e a tutte quelle figure che direttamente o indirettamente intervengono nell’ambito della Nutrizione. Questo non esclude la partecipazione di chi, pur senza una preparazione professionale tecnico-scientifica, si sente interessato all’approfondimento di queste tematiche. Ci preoccuperemo di fornire tutti gli strumenti per seguire il corso indipendentemente dal background culturale dei partecipanti”.


Al giorno d’oggi il campo dell’alimentazione e del nutrizionismo è divenuto terreno di scontro tra le varie correnti di pensiero: carnivori che attaccano vegetariani che se la prendono con i vegani e via dicendo. Ci sono cibi da evitare assolutamente, alimenti che fanno più male di altri o si riduce tutto alla quantità di assunzione?
“Sicuramente è una questione che tira in ballo la quantità e la frequenza di assunzione, più della qualità dell’alimento che si ingerisce o delle sue proprietà intrinseche. Un altro aspetto fondamentale riguarda la natura dei cibi, che rispetto a 20 anni fa sono notevolmente diversi. Il latte di una volta veniva lavorato con metodi diversi rispetto ad oggi, stesso discorso può essere fatto con il grano e, di conseguenza, il pane e la pasta erano di fattura superiore. Oggi non abbiamo la possibilità di sapere tante cose riguardo i cibi che mangiamo. Per risponderle circa le nuove tendenze alimentari, sarei portato a definirle con più precisione come mode o religioni”.


Prof. Spinelli, quali sono i fini e gli obbiettivi che si prefigge di raggiungere con l’istituzione di questo corso?
“Il corso si pone come obiettivo di analizzare gli effetti benefici degli alimenti sulla salute e sugli stati patologici, tenendo conto dell’apporto biochimico e dei principi attivi in essi contenuti, dei cofattori che ne permettono l’utilizzo, dell’interazione nella combinazione degli alimenti stessi nell’ambito dello stesso pasto, delle modalità di cottura ed infine dell’azione diretta dell’alimento sui singoli organi ed apparati del corpo”.

Nei giorni scorsi è comparsa sulla stampa la notizia di una ricerca eseguita nel Regno Unito i cui risultati dimostravano come il regolare consumo di yogurt fosse associato a un minor rischio di sviluppare diabete. Risultati di questo genere sicuramente suscitano grande interesse tra il pubblico. Da tempo lo yogurt, ad esempio, è pubblicizzato come un mezzo per ridurre i livelli di colesterolo, rafforzare le difese immunitarie e così via. I meccanismi di questa protezione non sono completamente chiari ma è possibile che si realizzi attraverso una modificazione della flora intestinale. Fino a poco tempo considerata una popolazione saprofita, quella batterica intestinale (tecnicamente nota come microbiota) è ora oggetto di studio in quanto fonte di sostanze che, a seconda della sua composizione, possono avere effetti positivi – ma anche negativi – sullo stato di salute del nostro organismo. Quella dell’effetto protettivo dello yogurt nei confronti del diabete è un’altra delle tante osservazioni relative alle proprietà salubri degli alimenti. E non è ovviamente l’unico esempio.

Che le verdure (fresche) debbano essere alla base di un’alimentazione sana è stato ripetuto all’infinito. La verdura assicura un buon apporto di vitamine, sali minerali e fibra, quest’ultima molto importante per la regolazione delle funzioni intestinali, oltre a ridurre l’assorbimento intestinale di grassi e zuccheri.

Un potente effetto antiossidante lo svolge l’olio extra-vergine d’oliva. La frutta secca in guscio è ricca di vitamine e sali minerali ma anche di grassi insaturi che aiutano a ridurre i livelli di colesterolo nel sangue e quindi a prevenire l’aterosclerosi.

Le proprietà dei legumi sono note da tempo, ricchi come sono di proteine vegetali e di fibre. Una riduzione del rischio di diabete è stata anche associata al consumo di caffè. Com’è noto, questa bevanda tanto cara alla nostra tradizione contiene caffeina ma anche altre sostanze il cui ruolo benefico sull’organismo è ancora in fase di studio. Sarebbero state isolate, ad esempio, sostanze dalle spiccate proprietà antiossidanti, antimutagene (capaci di proteggere il patrimonio genetico) e antinfiammatorie.

Le proprietà degli alimenti sono tali e tante da stimolare una vera e propria ricerca attiva per identificare all’interno dei cibi sostanze dotate di proprietà farmaceutiche: si tratta di una branca della ricerca per l’appunto nota come ‘nutraceutica’, risultato della crasi tra nutrizione e farmaceutica.

La nostra alimentazione è, quindi, la nostra prima medicina. Come tutti i farmaci però anche l’alimentazione non può fare miracoli e va utilizzata con parsimonia e attenzione. Alimentazione vuol dire innanzitutto calorie e un eccesso di calorie in quanto anche gli alimenti che contengono sostanze potenzialmente benefiche possono comportare un rischio di aumento di peso. Sovrappeso e obesità sono i principali fattori di rischio per il diabete.

Quindi, ancora una volta vale il vecchio adagio “in media stat virtus”, che poi altro non è che parte del segreto di quella che è ancora considerata la dieta più salubre, e cioè la dieta mediterranea: cibi sani, ricchi di verdure e frutta, pesce, carboidrati complessi e una “tazzulell’e cafè”.