di Giuseppe De Pietro
L’Afganistan per le anime avventurose, questo paese montuoso e desertico è sinonimo di sfida e adrenalina.
I motivi per cui l’Afghanistan dovrebbe essere il tuo prossimo viaggio, esclamano entusiasti gli influencer, con le loro telecamere che spaziano su laghi scintillanti, passi montuosi e mercati colorati e affollati.
L’Afghanistan è sicuro per il viaggiatori? Il governo italiano che quello afghano sconsigliano fortemente di utilizzare mezzi di trasporto pubblico e di evitare spostamenti a piedi o nelle ore notturne. Aldilà delle limitazioni “imposte” è necessario adoperare una serie di cautele che, seppur non azzerano i rischi li diminuiscono fortemente, come evitare di attirare l’attenzione usando l’abbigliamento tipico e non dare appuntamenti in posti prefissati a persone che non si conoscono. Io, ad esempio, trasportavo la macchina fotografica e videocamera in un sacco di patate procuratomi al mercato proprio per poter camminare a piedi in perfetto anonimato e ho sempre utilizzato abiti tradizionali afghani.
Veramente difficile scegliere. Kabul è una delle capitali più belle ed enigmatiche che io abbia mai visto, sia da un punto di vista morfologico che storico ed è il sincero specchio di tutte le contraddizioni di questa nazione. Il mercato degli uccelli “Ka Faroshi”, in pieno centro storico, è unico nel suo genere e rappresenta un autentico spaccato della società afghana. E’ una zona antica, dai vicoli stretti, in cui il sole entra con timidezza anche in pieno giorno. Un fiume di gente che va e viene, contratta, discute. Meravigliosa anche la Moschea Masjid-e Jamu di Herat, all’interno della quale i Maestri Sufi mi hanno concesso il raro onore sia di scattare fotografie che di girare video durante la preghiera serale.
Non ci sono stati episodi in cui mi sono sentito concretamente in pericolo, tuttavia gran parte delle zone, specialmente a Kabul e Mazar-i Sharif, sono fortemente militarizzate, con un’ ingente presenza di forze armate e di sicurezza, checkpoint e barriere in cemento e filo spinato sia in centro che fuori dai perimetri cittadini. Quasi a voler ricordare che non si è mai veramente al sicuro.
L’ospitalità e la gentilezza del popolo afghano sono state una costante durante tutto il mio soggiorno. La cosa che mi ha maggiormente sorpreso in positivo è stata l’assoluta disponibilità delle forze di sicurezza afghane nei miei confronti. Sono stato accolto con grande gentilezza e ampi sorrisi e quasi sempre esentato dai lunghi controlli e dalle perquisizioni. Forse l’episodio più bello e significativo di tutti è stato quando, una notte, le guardie armate poste a sorveglianza della Moschea Shrine of Hazrat Ali – meglio conosciuta come Moschea Blu – a Mazar-i Sharif, mi hanno aperto appositamente i cancelli affinché potessi “fare foto e mostrare la bellezza della loro città al mondo”. Passare un paio d’ore con loro, in un silente clima surreale di stelle, luna e una luce sottile che si rifrangeva sulle piastrelle lucide che ornavano la Moschea è stata un’esperienza che mi ha riconciliato con il mondo.
Il popolo afgano è forte e fiero e con una radicatissima identità culturale che si esprime a 360° in tutti i settori del loro vivere sociale: da quello religioso a quello culinario, passando per l’abbigliamento, usi e costumi . Il modo in cui la società afghana è attraversata dalla modernità è del tutto peculiare. C’è una perenne commistione tra novità e tradizione ed è un popolo che ha la capacità di reinterpretarsi continuamente. Nonostante siano manifesti i segni di guerra, povertà, carestia, attentati (e di tutto quel micro e macrocosmo di infausti avvenimenti che perseguitano la popolazione da centinaia di anni, segnandone inevitabilmente il tessuto sociale) c’è una grandissima voglia di vita, di cambiamento e rinascita, un febbrile e magnetico fervore esistenziale e un calore umano assolutamente inaspettato. Difficilmente si incontrano turisti occidentali. E’ comprensibilmente una meta totalmente fuori dal circuito turistico sia dei viaggiatori indipendenti e io stesso non mi sento di consigliare. Sicuramente è stata una delle nazioni dove ho percepito un maggiore grado di insicurezza, nonostante non mi sia accaduto, in concreto, alcun evento spiacevole.
La maggior parte dei problemi di sicurezza che riguardano un eventuale viaggio in Afghanistan accomunano sia donne che uomini nella stessa misura. Tuttavia è innegabile che il ruolo della donna nell’Islam afghano è totalmente definito e imbrigliato dalla religione sia in termini di abbigliamento che di comportamento o di semplice presenza in specifici luoghi. Una viaggiatrice dovrebbe adoperare particolari e maggiori cautele e verrebbe generalmente guardata con maggiore attenzione e sospetto, specialmente se sola e priva di una compagnia maschile. Bisogna realisticamente considerare che non tutti gli afghani sono culturalmente aperti all’idea della donna come la intendiamo noi occidentali e questo, in un eventuale viaggio, non va sottovalutato.
E’ una nazione la cui strada per la pace e la ricostruzione è ancora lunga e complicata. Al momento la presenza militare sia interna che straniera è molto forte. Sono varie le operazioni dei contingenti dislocati sul territorio ed è alta la conflittualità fra gruppi tribali. La presenza di gruppi terroristici o di semplici banditi è molto radicata. Le tensioni sociali e gli attentati sono frequenti, sia nelle grandi città che nei piccoli centri e prendono di mira sia le istituzioni nazionali che quelle straniere, nonché alcuni dei loro stessi luoghi di culto. Il conflitto etnico-religioso tra sciiti e sunniti risulta ancora drammaticamente irrisolto.
Tuttavia è difficile stabilire un’esatta corrispondenza tra narrazione dei mass-media e situazione reale. La percezione è di un paese poco sicuro e molto caotico, che cerca di reagire in modo disordinato e disorganico. I servizi di sicurezza, per quanto presenti in grande numero e ben dislocati, hanno grosse difficoltà logistiche e organizzative che non li rendono efficienti. Inoltre è piuttosto evidente che non tutto il personale è adeguatamente addestrato e preparato.
La vita dell’afghano medio è ben distante dalla normalità, per quanto ci si sforzi di andare avanti nonostante tutto e di vivere una quotidianità comune. Ascoltando le storie di chi ho incontrato mi sono reso conto che quasi tutti avevano subito uno o più lutti in famiglia, che fosse per la guerra, per qualche bomba o per gli attentati. C’è un diffuso stato di rassegnazione a una condizione che perdura da troppo tempo e che oramai viene interpretata come una situazione ineluttabile da cui non è possibile redimersi . Inoltre ho notato una certa reticenza a parlare della situazione socio-politica attuale. Talebani, Daesh e la presenza di contingenti militari stranieri sono, per molti, un argomento tabù o comunque su cui non si hanno le idee chiare. Questo comporta una strutturale difficoltà nel creare un fronte comune e trovare soluzioni condivise e omogenee. Da esterno l’impressione che ho avuto è di una società sfibrata, lacerata sia interiormente che esteriormente e ancora fortemente divisa, ma che , al tempo stesso, ha tutte le risorse per rigenerarsi e ripartire. C’è ancora una percepibile forza nel popolo afghano.
In Afghanistan difficile possa tornare ad essere una meta turistica in un tempo ragionevole. complicato fare previsioni. Se si guarda alla situazione attuale, partendo dal nodale ritrovamento di equilibri politici e sociali interni che sono ancora in fase di incerta ed imprevedibile transizione, è difficile ipotizzare un ritorno dell’Afghanistan sul palco del turismo internazionale in tempi brevi. Ovviamente spero di sbagliarmi, perché la cultura afghana rappresenta, nonostante tutto, una straordinaria finestra sul mondo.
Dopo tutto quello che abbiamo visto sui talebani, l’intuizione sembrerebbe indicare che nulla di ciò che governano può essere compatibile con l’idea di sicurezza, ma la realtà è più complessa. Il governo talebano sta abbracciando il turismo come veicolo di legittimità e guadagno in valuta estera. Le sfide per il viaggiatore non sono più la sicurezza. l’Afghanistan è sicuro, ma quanto è sicuro? Nella guida che segue ti spiego il presente e ti do una prospettiva storica e geopolitica sull’argomento.
I visitatori passeggiano nel Parco nazionale Band-e Amir, una popolare attrazione turistica nella provincia di Bamiyan vicino a Yakawlang, Afghanistan. Decenni di conflitto hanno fatto sì che pochi turisti abbiano osato mettere piede nella nazione dell’Asia centrale sin dal suo periodo di massimo splendore come parte del percorso hippie negli anni ’70. E il futuro di qualsiasi industria turistica fosse sopravvissuta è stato spinto in un’ulteriore incertezza dal ritorno al potere dei talebani nel 2021.
Con la presa del potere dei talebani nel 2021, viaggiare in Afghanistan è diventato di nuovo relativamente sicuro, sebbene tecnicamente non sia mai stato chiuso al turismo. Certo, continua ad essere un Paese estremamente complesso da visitare.
L’Afghanistan, al di là del fascino che esercita come destinazione difficile, è un paese dal vasto patrimonio storico, con monumenti appena visibili della Via della Seta, antichi stupa buddisti e moschee di influenza persiana, il tutto incorniciato tra i deserti montuosi e le montagne innevate. vette ricoperte dell’Hindu-Kush. A ciò si aggiunge una cultura affascinante, che comprende minoranze etniche come gli Hazara o i nomadi kirghisi del corridoio del Wakhan.
L’Afghanistan gode di bellezze naturalistiche e storiche che la rendono una delle mete più belle del Medio Oriente. Dalla Valle di Bamiyan ai laghi blu cobalto di Band-e Amir, i monti del Koh-e Baba, passando per il Corridoio di Wakhan nell’alto Pamir, il tunnel di Salang che collega l’Hindukush a Kabul, la catena del Karakoram, fino alle aree tribali orientali del Nurista di cui si racconta nel libro “ A Short Walk in the Hindu Kush” di Eric Newby. Purtroppo operazioni militari e scontri tribali rendono off-limits alcune di queste meravigliose zone. La stessa Kabul, che sorge su una pianura delimitata dalle montagne dell’Hinukush, ed è tagliata in due dal fiume omonimo, è una città vivace con una morfologia che la rende unica rispetto a qualsiasi altro posto al mondo. Un assembramento urbano in una zona montagnosa arida e surreale, nel mezzo di una pianura asimmetrica intervallata da piccole colline costellate da irregolari e disordinate case colorate, punteggiata da laghi e da qualche sparuto angolo verdeggiante (come ad esempio i meravigliosi giardini di Bagh-e Babur).
“L’Afghanistan non è mai stato così sicuro negli ultimi 20 anni”, dichiarano altri, posando accanto ai vasti abissi lasciati dalla distruzione dei Buddha di Bamiyan più di 20 anni fa. Dietro le affermazioni solari e i video glamour ci sono domande sui rischi che questi viaggiatori stanno correndo e su chi esattamente questa fiorente industria sta realmente aiutando: una popolazione che lotta per sopravvivere o un regime desideroso di cambiare la narrazione a suo favore?