Melina Gualtieri
Oggi siamo con Giuseppe De Pietro, ideatore del web magazine www.suntimemagazine.com che ho avuto il piacere di conoscere.
Ciao Pino, ti posso chiamare Pino? Sei benvenuta in questo nostro web magazine! Che ne dici di presentarti ai nostri lettori che magari non ti conoscono ancora?
Ho un nome sconosciuto ai più, ma non agli addetti ai lavori sia in Italia che nel mondo ma tu mi conosci bene. Ho avuto sempre la testa tra le nuvole, un tempo prendevo aerei come se fossero aquiloni, ma i piedi ben saldi per terra; in fondo sono nato e cresciuto nella terra, i miei erano contadini.
Viaggio per scrivere e fotografare, e mai il contrario.
Fotografo per paura di non avere ricordi.
Racconto storie per giocare con le parole affinché non si prendano gioco di me, anche se in passato mi è successo.
Sei un giornalista e fotografo di professione, ma da dove è nata la motivazione di aprire un web magazine?
Sono perennemente in cerca di emozioni. Quelle vere. E quando le trovo, quando le provo, devo regalarle agli altri, così come il mio sorriso. Ho bisogno di vivere in armonia con la natura. Questo è il mio obbiettivo quotidiano.
La testata giornalistica, un tempo cartacea nasce nel 2000. La figura del web journalist è venuta di recente; quattro anni fa, modificandola nei contenuti e la linea editoriale diventando Suntime Magazine, una rivista web per viaggiatori, non tanto per turisti. La rivista, è riconosciuta per i valori che trasmette e per l’influenza che ha nei confronti del proprio pubblico, da che cosa pensi si misuri il valore di un web journalist? E quali sono i criteri che, ad esempio, destinazioni turistiche o aziende, devono rispettare per scegliere i web magazine a cui affidarsi per promuoversi?
Credo che un web journalist per avere successo debba essere notato per il proprio “taglio editoriale”, la sua scrittura e le sue foto. Le aziende credono molto nelle influencer che fanno pubblicità senza creare uno spot pubblicitario, che sanno influenzare senza indirizzare direttamente all’acquisto, che sanno fare storytelling senza far trapelare ciò che c’è dietro.
Quali sono state le destinazioni turistiche che più ti hanno impressionato? E quali sono state quelle che ti hanno impressionato meno?
Senza alcun dubbio Argentina. Ma non l’Argentina turistica che siamo soliti andare ma l’Argentina per viaggiatori, quella vera che si nasconde dietro a un parco, un ghiacciaio, una strada, una chiesa poco conosciuta. Mi sono innamorato dell’atmosfera, del calore umano che si sente nella gente, delle luci e ombre verso le provincie del Nord al confine con la Bolivia.
Mete che mi hanno impressionato meno, non credo ce ne siano e mai ci saranno, in quanto preferisco non conoscerli, quindi non li programmo. Comunque ogni luogo mi lascia qualcosa di speciale, di diverso che non può essere classificato come negativo. Credo che questo nasca proprio dalla grande voglia di viaggiare che mi contraddistingue.
I web journalist vengono anche definiti “influencer”, ma qual è il rapporto vero con i followers? E secondo te, su cosa si basa il tuo rapporto con i tuoi followers?
Credo ci siano i web journalist. C’è chi compra i followers con lo scopo di aumentare i numeri. C’è chi, raggiunta la popolarità, pubblica materiale con soli fini pubblicitari senza essere interessato a chi legge.
Io, personalmente, tengo molto al rapporto con le persone che mi seguono e molti di loro li ho anche conosciuti nella vita reale e ne sono profondamente entusiasto.
Credo siano loro la spinta di cui ho bisogno, ogni mattina, per continuare a fare di questa mia passione un vero lavoro. Sono loro che mi danno la forza di rendere una piccola idea, un progetto. Sono loro che, interagendo, mi fanno capire che quello che faccio, piace. E tutto ciò non mi fa mai venir voglia di smettere di farlo.
Ci hai raccontato che, dopo esserti lasciato alle spalle l’Argentina dove vivevi tanti anni fa ormai, sei venuto a vivere a Roma. Che cosa ti ha colpito, in negativo o in positivo, di questa città? E hai avuto modo di vedere un museo a cielo aperto e le zone limitrofe come Tivoli, Ostia Antica, Bomarzo ecc.? Che ne pensi?
Quando mi sono trasferito non avevo molto le idee chiare, anche perché in qual periodo vivevo il cinema; ero fotografo di scena. Ho seguito vari film, con Gassman, Dario Argento, Umberto Lenzi ed Ugo Tognazzi. Ma dopo un po’ ho lasciato questa strada. aprendo un’agenzia fotogiornalistica fino al ’91 collaborando per le principali riviste del mondo. Iniziando a fare ciò che amo di più: scoprire, fotografare, conoscere altri fotografi nel mondo. Il Molise m’è piaciuto fin da subito: la magia dei tramonti, la bellezza dei borghi antichi e la profonda unione con la natura che si respira lungo i numerosi itinerari che l’attraverso.
Credo che il Molise abbia un patrimonio natural-culturale davvero interessante e variegato che può ritenersi, a tutti gli effetti, una meta turistica.
Secondo te che cosa manca al Molise per essere competitivo nel turismo?
Credo che le strutture ricettive debbano investire maggiormente nella pubblicità online. A mio parere, è questa l’anima della conoscenza, della condivisione e dell’interattività e potenziare le strutture e vie di comunicazione.
Conosco gente che ha saputo di avere un castello storico abbandonato da ristrutturare solo grazie a delle foto pubblicate sui social.
Perché, purtroppo, viviamo nei tempi in cui è più importante guardare un post su Facebook piuttosto che uscire con la famiglia a godersi il tramonto.
Ultima domanda: sei originaria della Calabria e allora ti chiediamo 5 motivi per andare a visitare la Calabria!
Non vorrei essere scontato ma riconosco di esserlo: mare cristallino, sole cocente, cibo terapeutico, cittadine scolpite in un quadro e la gente…sulla gente ci potrei scrivere un libro, sì! Il secondo, perché il primo l’ho dedicato alle emozioni che mi contraddistinguono “Perché le lacrime ti insegnano a sorridere”.
Grazie di aver partecipato a questa intervista Pino, ormai ci sentiamo via Facebook, la prossima settimana ritorno dove tu hai vissuto, a Buenos Aires. Ci sentiamo presto!