di Michele Scardamaglia

Il vino è donna? Esempi virtuosi, sia nel passato che nel presente esageriamo! Il mondo dei vignaioli è un ambiente agricolo, e come tale storicamente a prevalenza maschile. Eppure, qualcosa in termini di quote rosa si muove. Anzi, diciamo pure che si è sempre mosso.“Un tempo era raro, ma nel mondo del vino, e con una particolare concentrazione nel Chianti Classico, le figlie stanno assumendo ruoli di leadership”. Una riflessione e un interessante focus su come oggi il settore vitivinicolo, dominato da uomini, oggi si caratterizza per una maggiore percentuale di donne soprattutto in termini di conduzione aziendale.

Talentuose, appassionate, creative e qualche volta persino rivoluzionarie le donne del vino sono una presenza sempre più forte nella filiera produttiva dell’enologia e nel mercato vinicolo, in Italia e all’estero. Secondo quanto riportato dall’Associazione nazionale Le Donne del Vino, oggi il 28% delle cantine italiane è diretto da donne e tra queste 69 imprese su 100 vantano la produzione di vini Doc-Docg. Le Donne del Vino, più di 900 associate, sono imprenditrici, gestiscono più di un’attività; dinamiche, aperte all’innovazione, viaggiano, sono informate e partecipano a fiere nazionali e internazionali.
Nelle cantine si è pian piano fatta spazio l’imprenditoria femminile, con risultati spesso molto interessanti. In molti casi, le aziende vitivinicole di famiglia hanno trovato nelle nuove generazioni, anche al femminile, spunti diversi e derivazioni curiose per costruire l’immagine e i prodotti della propria azienda. Non è un caso se sovente, là dove l’arte e il design hanno incontrato il vino e l’uva, c’è di mezzo lo zampino di una donna. La verità è che quando a capo di un’azienda vitivinicola c’è (anche) una donna, ne escono fuori idee interessanti, che vanno oltre la mera passione per il buon vino.

Le donne del vino a conti fatti, in Italia le donne che si occupano di viticoltura sono numerose: a raggrupparle e rappresentarle c’è anche una realtà specifica, l’Associazione Nazionale le donne del vino, nata nel 1988.Con oltre 900 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, giornaliste ed esperte di vino in tutta Italia, l’associazione è oggi la più grande del mondo nel suo genere. A presiederla c’è Donatella Cinelli Colombini, che ha alle sue spalle una storia di grande viticoltura nelle terre dei grandi vini rossi toscani e che è oggi a capo del Casato Prime Donne di Montalcino, la prima cantina italiana gestita interamente da donne. Il ruolo dell’associazione è quello di diffondere la cultura e la conoscenza del vino attraverso la formazione e la valorizzazione del ruolo della donna nel settore vitivinicolo. Purtroppo, come spesso accade, non è una cosa scontata: il mondo del vino rimane un ambiente a prevalenza maschile, anche nell’immaginario comune, nonostante i numeri e la storicità diano un ruolo importante alla componente femminile produttiva e culturale.

Le donne e lo Champagne. Basta guardare al mondo dello Champagne, probabilmente il vino più famoso al mondo, per capire quanto le donne siano state fondamentali nella storia dei grandi vini. “Lo Champagne è l’unico vino che lascia bella una donna dopo aver bevuto”, diceva Madame de Pompadour, appassionata ed esperta di vino molto più di quanto affermazioni di questo tipo possano far pensare. Il ruolo femminile nel mondo delle bollicine più eleganti di sempre è assai superiore all’aver plasmato le coppe dove bere lo Champagne sui seni di Maria Antonietta, regina di Francia.
Sono molte infatti le maison prestigiose che nei secoli hanno avuto a capo, a volte per molti anni, donne sagge ed energiche, che hanno portato importanti risultati alle loro aziende. Un nome su tutti è quello di Madame Clicquot. Rimasta vedova, nel 1805, all’età di 27 anni la “Grande Dame dello Champagne” prese le redini dell’azienda, guidandola per mezzo secolo e portando a importanti risultati imprenditoriali, con l’apertura del mercato estero (soprattutto quello russo) e l’invenzione del pupitre, il banco inclinato utilizzato per il remuage dello Champagne. Ancora, nel 1858, un’altra giovane vedova, Madame Pommery, assume la gestione di un’azienda vinicola che il marito aveva fondato nel 1836, portandola alla svolta che la rese celebre nel mondo: fu lei infatti a decidere di produrre e vendere non più vini fermi ma Champagne, creando così la propria Maison de Champagne. Una tradizione, quella femminile legata allo Champagne, che va avanti con successo ancora oggi, con giovani imprenditrici capaci e preparate che portano avanti con orgoglio e competenza le loro Maison.

Nasce “Donne, vino e segreti”, un podcast per ispirare, emancipare e portare consapevolezza sul ruolo e sulla professionalità delle donne nel mondo dell’industria vitivinicola italiana. Il progetto, fortemente voluto da L’Associazione Nazionale Le Donne del Vino (1200 associate che lavorano nel settore vino), è stato realizzato dall’agenzia specializzata in storytelling, digital strategy e content creation.
In Italia, un terzo degli imprenditori è donna e le donne che guidano le imprese agricole con vigneto e/o cantina sono il 28%[1] contribuendo alla crescita di un settore che oggi vale complessivamente 45 miliardi. Nelle imprese vitivinicole italiane l’indotto occupazionale femminile è pari al 14% e le figure dove le donne sono più impiegate cresce man mano che il vino si avvicina al consumatore: è donna l’80% di chi lavora nel marketing e nella comunicazione, il 51% di chi si occupa di rapporti commerciali e il 76% di chi opera nell’enoturismo. La Regione Puglia, finanziatrice di questo progetto dal respiro nazionale, sottolinea il suo impegno nel sostenere attivamente la parità di genere e lo sviluppo sostenibile nel settore vitivinicolo. Con oltre 11 mila aziende agricole e 600 cantine, la Puglia occupa infatti un ruolo da protagonista nel settore anche in questo podcast attraverso le storie di alcune delle protagoniste pugliesi di origine o di adozione. Le loro testimonianze contribuiscono a offrire uno spaccato unico della cultura enogastronomica della regione.

Il podcast “Donne, vino e segreti” è stato ideato, realizzato e prodotto da La Content, l’agenzia specializzata in storytelling, digital strategy e content creation.
Nei cinque episodi le storie si intrecciano dunque ad approfondimenti sociali, di genere ed economici dando voce ad antefatti, racconti di famiglia, imprese ed esperienze professionali, movimenti sociali e resilienza nel settore vitivinicolo:
• Un’idea vincente. La prima puntata racconta la rivoluzione silenziosa nel mondo del vino italiano, guidata da tre donne: Elisabetta Tognana, fondatrice dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, Donatella Cinelli Colombini, fondatrice del Movimento Turismo del Vino e pioniera del turismo enologico, e Roberta Corrà, Direttore Generale Gruppo Italiano Vini. Il loro impegno collettivo diventa esempio per promuovere inclusività e trasformazione nel settore.

• Le disobbedienti. Nel dopoguerra italiano, Mariuccia Borio e Giannola Nonino emergono come pioniere nel settore vinicolo e della distillazione, trasformando rispettivamente una piccola azienda agricola in un’eccellenza vinicola (Cascina Castlèt) e portando la grappa a nuovi livelli di prestigio (Grappa Nonino). Le loro storie segnano la rinascita del vino italiano prima della crisi del metanolo degli anni ’80, aprendo la strada a una nuova generazione di donne nel settore.
• Tradizioni del futuro. Nel mondo del vino italiano, tre donne si distinguono come custodi del passato e innovatrici del futuro. Le sorelle Gianfreda trasformano il vino sfuso di famiglia in un prodotto imbottigliato di qualità. Gabriella Anca Rallo eleva Donnafugata con pratiche sostenibili, mantenendo viva la tradizione. Giovanna Prandini racconta come ha rivoluzionato la sua cantina con metodi innovativi come la vinificazione per gravità, senza perdere l’autenticità dei suoi vini.
• Sulla terra e fra le stelle. Il viaggio e il vino hanno in comune la capacità di farci vedere il mondo con occhi nuovi, come dimostrano Alessandra Quarta, giovane imprenditrice e innovatrice nel settore vinicolo pugliese ed Elena Luciani Barberani, enologa e ricercatrice. In questo racconto da un lato ci sono le tradizioni vinicole della Puglia con una visione moderna e internazionale, dall’altro la passione per la scienza che esplora nuove frontiere sperimentali, arrivando a portare il vino nello spazio, trasformando la viticoltura in un’avventura oltre i confini terrestri;
• Padelle, calici e telecamere. Quattro professioniste pugliesi collaborano per creare un ecosistema enogastronomico: Paola Restelli, wine immersive ambassador, Titti dell’Erba, sommelier e divulgatrice, Maria Cicorella, chef che ha avviato la fortuna del ristorante stellato Pashà a Conversano e Antonella Ricci, chef stellata. Insieme, combinano le loro competenze per raccontare e interpretare il vino in cucina, nella comunicazione e nella degustazione.
Donne che hanno messo al servizio del settore enologico le proprie competenze e tradizioni di famiglia, con impegno e forte spirito innovativo prendendo spunto da vite che hanno segnato in modo indelebile il mondo vitivinicolo internazionale. Storicamente le donne che potevano assumere la direzione delle imprese familiari costituivano un’eccezione; spesso sono intervenute dopo la morte inaspettata del padre o del marito come Corinne Mentzelopoulos, che ha guidato Château Margaux a Bordeaux a continuare a produrre ottimo vino per decenni dopo la morte di suo padre nel 1980. Come quando nel 1805, Barbe-Nicole Ponsardin Clicquot rilevò l’attività di champagne del marito dopo la sua morte.

Attualmente ci sono regioni italiane che si caratterizzano per una maggiore presenza di donne a capo di grandi aziende vitivinicole come testimonia il giornalista Eric Asimov del New York Times, analizzando la situazione in Toscana, zona del Chianti Classicoche unisce la bellezza dei paesaggi a prodotti di qualità assoluta: “Qui è presente una concentrazione di donne come la signora Fronti che hanno preso in mano le imprese di famiglia e le hanno portate a traguardi che non avevano mai raggiunto prima, nonostante gli ostacoli che molte donne ancora devono affrontare”. Donne che costituiInvece, nell’epoca storica in cui viviamo Ciò per fortuna è cambiato rapidamente nel settore del vino a livello internazionale in particolare, Accanto alla storia di Angela Fronti che ha rilevato i vigneti di famiglia per produrre il vino per Istine, la sua nuova etichetta di Chianti Classico, Asimov menziona la storia di altre donne produttrici come quella di: Lorenza Sebasti del Castello di Ama a Gaiole in Chianti, Sofia Ruhne di Terreno a Greve in Chianti, Susanna Grassi di I Fabbri a Lamole e Giovanna Morganti di Podere le Boncie a Castelnuovo Berardenga.

Non solo professioniste ma anche madri, mogli o meglio semplicemente donne geniali e dal grande carisma intellettuale che oggi imprimono nella storia l’idea di una leadership possibile nel mondo del vino, e non solo. In Italia, come nel resto del mondo, sono tante le storie di successo per cui oltre ad Asimov anche noi desideriamo sottolineare alcune figure femminili che si distinguono in questo mondo che una volta era appannaggio dei soli uomini.