di Eleonora Caporusso

Tra Giappone e Cina si trova una piccola penisola che per anni è stata succube di queste due potenze asiatiche, sia storicamente che culturalmente, e che solo negli ultimi decenni sembra essere riuscita ad emergere nel dibattito internazionale e nell’interesse di noi popolazioni d’oltreoceano. 

Si tratta della penisola coreana, tristemente famosa per la guerra e la successiva separazione del proprio territorio di cui è stata vittima a metà del 1900. 

Da quando la Corea del Sud è diventata una repubblica a sé stante dopo il 1953, separata al 38esimo parallelo dalla sua omonima nel Nord, ha subito una delle più grandi evoluzioni registrate nella storia moderna, tanto da arrivare ad essere definita un “miracolo economico”. Questo perché uscita dalla guerra di Corea come uno dei paesi più poveri al mondo, senza un governo stabile e con la maggior parte degli impianti e fabbriche rimaste nel Nord, è riuscita a riscattarsi fino ad arrivare ad essere la potenza economica che è oggi. 

Questa rapida crescita è stata possibile grazie ad una cultura denominata “Ppallippalli” ovvero “velocemente velocemente”, sotto la quale tutto si doveva appunto muovere celermente: il lavoro, la vita, la produzione e lo sviluppo. 

Questa cultura affonda ancora le sue radici nella Corea di oggi, portando i coreani a vivere una vita frenetica in un paese che non dorme mai, in cui gli orari di lavoro sono quasi interminabili e un sano bilanciamento di vita e lavoro sembra un’utopia irraggiungibile. 

Per questo motivo i coreani danno molto valore al concetto dell’ “healing” ovvero della guarigione, sia fisica che mentale, portandoli a cercare degli ambienti che donino loro pace e tranquillità, in cui potersi rilassare e staccare dall’accecante frenesia della vita di tutti i giorni. 

Questo sentimento è molto più evidenziato in grandi metropoli come la capitale Seul, centro nevralgico dello sviluppo del paese in cui ogni angolo sembra vibrare di vita, turisti, impiegati che vanno e vengono dagli uffici, luci al neon e imponenti grattacieli.

Quindi dove vanno gli abitanti di una città del genere per trovare il loro “healing”?

Uno dei posti di Seul più famosi dove i coreani vanno per riconnettersi a loro stessi e alla natura è l’ “Han’ganggongwŏn” traducibile come “Il parco dell’Hangang”.

Ebbene, l’Hangang sarebbe il fiume Han, ovvero il fiume che attraversa Seul e il quale è una delle sue attrazioni più famose ed importanti, intorno al quale è stato costruito questo spazio durante gli anni ‘80, che in realtà si suddivide in 12 parchi su entrambe le sponde del fiume, collegati dai mezzi pubblici e da ponti. 

Qui i coreani ed i turisti si ritrovano per passare il tempo libero e per poter essere circondati dalla natura in una città che di spazi verdi ne ha ben pochi, per passeggiare costeggiando il fiume ed ascoltare i molti artisti che si esibiscono in spettacoli di “busking”, cantando o suonando in varie parti del parco. 

Molti vengono al parco dell’Hangang anche per fare picnic o bere in compagnia, una delle pratiche più famose è quella del “ch’imaek”, termine coniato dalla crasi delle parole “chiken” (pollo) e “maekju” (birra) e indica la tradizione coreana di mangiare pollo fritto (pietanza incredibilmente popolare in Corea, tanto da essere una delle attività più presenti sul suolo del paese) accompagnato dalla birra.

L’usanza è talmente comune che si possono ordinare entrambi online e farseli consegnare direttamente al parco, attraverso il portentoso sistema di food delivery che è diventato un’altra delle caratteristiche del paese.

Il parco offre anche moltissime strutture sportive come campi da calcio, tennis e basket e un’estesa pista ciclabile che permette anche di noleggiare una bicicletta per la giornata per potersi godere un giro da soli o in compagnia. 

Inoltre ci sono anche dei traghetti che permettono di fare un giro sul fiume Han per ammirare la vista dei grattacieli e della natura del parco sulle sue sponde.

Ma oltre alle pratiche di svago personale il parco offre moltissimi eventi e festival a cui si può assistere, come il festival dei fuochi d’artificio (durante il quale partecipano diversi paesi stranieri ogni anno), o i festival d’estate e primavera.

Essendo immersi nella natura si può anche godere di eventi stagionali come la presenza di piscine durante le afose estati coreane, piste per slittini durante l’inverno nevoso oppure godersi la fioritura dei ciliegi durante la primavera o il dorato ocra degli alberi di ginkgo durante l’autunno.

Nonostante tutte le proposte che il parco offre forse il semplice passeggiare per le sponde del fiume Han, godendosi la brezza e osservando lo skyline cittadino, accompagnati dal rumore delle metro che sfrecciano sui ponti tra le due sponde è tutto quello che basta per ricordarsi di non essere solo un ingranaggio di una grande macchina ma un essere vivo che può ancora gioire dell’accogliente abbraccio della natura, dei suoi colori e dei suoi profumi.