di Fulvio Marzatico
Il glutatione è una delle molecole più importanti a livello organico. Scopriamo cos’è e se nel nostro corpo ce n’è a sufficienza per ottenerne tutti i benefici. L’intervista al Prof. Fulvio Marzatico, Laboratorio di Farmacobiochimica Nutrizione e Nutraceutica del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie
Benessere non significa necessariamente seguire rigorosamente una certa dieta, andare a faticare in palestra o correre per chilometri. Può anche significare avere dentro sé una molecola dal nome curioso, ma fondamentale. È il Glutatione, ed è una delle molecole più importanti a livello organico, perché ubiquitaria, ossia si trova – o si dovrebbe trovare – dappertutto .
Cos’è? – «Il glutatione interessa con la sua presenza tutte le cellule, sebbene in concentrazioni diverse. È costituito da 3 amminoacidi: acido glutammico, cisteina e glicina” – spiega il prof. Fulvio Marzatico, del Laboratorio di Farmacobiochimica Nutrizione e Nutraceutica del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Lazzaro Spallanzani” dell’Università di Pavia. “La sua azione detossificante è assai potente – continua Marzatico – e presiede al mantenimento dell’equilibrio ossidoriduttivo, determinante quando si tratti di contrastare l’ossidazione, cioè le alterazioni cellulari dannose per l’intero organismo e per la sopravvivenza stessa delle cellule».
Fegato sano e non solo – Il glutatione svolge un ruolo di primo piano determinante a livello epatico. Qui raggiunge concentrazioni molto elevate atte a contrastare l’accumulo di sostanze cosiddette “xenobiotiche”, che sono poi sostanze di scarto estranee all’organismo e provenienti dall’alimentazione, dalla respirazione eccetera. Queste intossicano le cellule innescando importanti processi di degenerazione cellulare.
Mantenersi in salute – Se vogliano mantenerci in buona salute è fondamentale che la quantità di glutatione sia adeguata. Accade però che l’avanzare dell’età e fattori esterni riducano la presenza di questa molecola vitale. I naturali sistemi di ricarica del glutatione ridotto possono infatti perdere efficienza nel tempo. Oppure possono deteriorarsi a causa di un accumulo eccessivo di sostanze tossiche, soprattutto a livello epatico: vedi per esempio il vizio del fumo, il consumo di alcol, ma anche l’esposizione all’inquinamento, alle radiazioni solari e così via.
Anche alcune patologie possono concorrere alla perdita di glutatione: le malattie del fegato, il diabete di tipo II – legato anche a condizioni di obesità – e la sindrome metabolica.
Eesercizio sì, ma moderato – Fare esercizio è bene, ma se eccessivo può essere male. Sport e attività fisica, se praticati in modo eccessivo possono diventare stressogeni, contribuendo così alla riduzione del glutatione con dirette e negative conseguenze sul benessere che tanto si rincorre. Il segreto è, dunque, fare esercizio ma con moderazione. E poi non dimentichiamo una corretta supplementazione, specie se si conduce una vita frenetica e se si è già più avanti con gli anni.
Lle nuove scoperte – Fino a oggi la letteratura e la ricerca scientifica ritenevano che la molecola di glutatione ridotto fosse quasi impossibile da assumere per via orale. Una volta arrivata all’intestino non veniva assorbita nella sua forma tripeptidica ma scomposta nei tre aminoacidi, perdendo così di efficacia. Per questo motivo, si è sempre fatto ricorso alla somministrazione per via venosa – una soluzione poco pratica e invasiva. Le cose però, e per fortuna, sono cambiate. Oggi possiamo contare su integratori di nuova generazione e assumibili per via orale. Uno di questi è Glutaredox Named, una formulazione brevettata che può avvalersi di un’innovativa modalità di veicolazione del glutatione ridotto all’interno dell’organismo: la tecnologia Oro-FS- Releise. Il glutatione ridotto si rende velocemente disponibile a livello organico, perché può oltrepassare facilmente membrane particolarmente recettive quali quelle orali e sub-linguali, bypassando le barriere intestinali. «Si tratta di un’innovazione molto interessante per le applicazioni che introduce, e che è stata oggetto di studi in vitro e in vivo, nei quali abbiamo riscontrato e verificato l’effettivo aumento dei livelli di glutatione ridotto a seguito della somministrazione di Glutaredox per via orale», conclude il prof. Fulvio Marzatico.
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