di MARGHERITA MANARA

Quest’anno varie ricorrenze riguardanti donne sono meno visibili di quanto meriterebbero, eccellenze sconosciute o non riconosciute

La mimosa emblema della Giornata internazionale della Donna compie 75 anni. La scelta di questo fiore spontaneo si deve alla femminista Marisa Rodano, che ha compiuto un secolo il  21 gennaio. Un genetliaco importante, considerato che La Rodano è menzionata fra le fondatrici e le presidenti dell’ Udi , l’Unione Donne in Italia, ed è stata deputata, prima vicepresidente della Camera, senatrice ed europarlamentare.
Ed era il marzo 1911 quando un incendio devastò la Triangle Shirtwaist Factory nella quale morirono 146 lavoratori, tra cui 123 donne, in gran parte giovani immigrate di origine italiana ed ebraica.
Un intreccio di Ricorrenze connesse alla festa della donna, che si celebra l’8 marzo di ogni anno per evidenziare le conquiste sociali, economiche e politiche femminili; ma anche le residue discriminazioni e le violenze che vedono vittime le donne ancora oggi.
L’Onu ha posto anche per questo obiettivo il termine massimo del 2030 perché nel mondo si possa raggiungere una effettiva parità di genere, come “goal per la sostenibilità del Pianeta”.

Un anno denso di anniversari celebri, nel nostro Paese, ad esempio, tra i più significativi del 2021 c’è il settecentesimo, a settembre, dalla morte di Dante Alighieri. A livello internazionale si parla dei 120 anni dall’istituzione del Premio Nobel.
Ma sono anche numerosi gli anniversari negati, obnubilati da quelli maschili. Infatti, tra Dante e il Nobel, si intravvedono molti veli.

Il padre della letteratura italiana maschile, senza nulla togliere al padre della letteratura italiana, quanti hanno sentito nominare Compiuta Donzella, pseudonimo di una poetessa vissuta più o meno nella stessa epoca? Della poetessa ci rimangono solo pochi versi nei quali piange la propria negata primavera, tempo di amori spontanei, essendo lei già stata promessa in sposa per decisione della sua famiglia. Se non ha potuto scegliere il marito, avrebbe potuto scegliere di essere guelfa o ghibellina e di riportare la propria visione politica in versi ?
Per poter sfogare la propria passione e vedere fiorire tra le mani il proprio talento, nel passato diverse letterate e artiste si sono celate dietro pseudonimi maschili, per superare pregiudizi e veti.
Currer Bell, Ellis Bell e Acton Bell sono i nomi maschili scelti rispettivamente da Charlotte, Emily e Anne Brontë; così George Eliot era lo pseudonimo dell’inglese Mary Anne Evans, mentre l’autrice di Piccole Donne, Louisa May Alcott, era nota come lo scrittore A. M. Barnard.
Mary Shelley o anche Mary Wollstonecraft Godwin col suo romanzo innovativo Frankenstein, dovette pubblicare le sue opere in forma anonima o utilizzando il nome del marito.
Jane Austen si firmava genericamente come “A Lady”, per non essere giudicata, in un epoca che faticava a vedere interessi, ruoli e talenti femminili al di fuori dell’attività domestica.


Il Nobel non è rosa non é in 120 anni il Premio Nobel, istituito nel 1901 può dirsi equanimamente assegnato: solo 58 donne sono state insignite dalla più alta attestazione internazionale, cioè il 4% del totale. Tra queste 25 sono stati assegnati a scienziate, dei quali 2 a Madame Curie assieme ad altre 12 colleghe per la medicina, 4 donne operanti nel campo della fisica, 7 nella chimica, 2 nell’economia.
Le donne non sono meno dotate dei colleghi, tanto più che nelle statistiche scolastiche eccellono. Nel passato, ma ancora nel presente non si sono verificate le condizioni perché una donna abbia pari opportunità e visibilità rispetto ai colleghi in ambito professionale
Nell’anno appena trascorso, ben quattro Nobel sono sono stati ricevuti da studiose:  Jennifer Dounda e Emmanuelle Charpentier per la Chimica, Andrea Ghez per la Fisica e Louise Gluck per la letteratura.
Il caso di quest’ultima rappresenta un’eccezione. La scrittrice americana aveva già vinto, infatti il Pulitzer nel 1993 e il National Book Award per la poesia nel 2014. Una rarità considerato che tra i più prestigiosi premi letterari come, appunto, il Pulitzer o il Nobel o lo Strega le vincitrici rappresentano su per giù il 20 % del totale
A parte i premi, a quante donne è stata riconosciuta un’influenza sui generi letterari o sulle opinioni o si vuole riconoscere “caposcuola” ?
E’ un dato di fatto che donne scrivano tanto. Tuttavia neppure questo campo sembra immune da differenze di genere. Se non sembra ci siano discriminazioni tali da escludere le donne dalla pubblicazione, pare la ricerca Maschilismo e Letteratura abbia evidenziato come, negli ultimi 30 anni, solo 34 donne contro 115 uomini, abbiano vinto i più importanti premi letterari. Singolare che i dati Istat indichino come le donne leggano più degli uomini. Eppure il mercato vede nella classifica dei libri più venduti in Italia, più o meno la parità e, al pari dei premi, indica la popolarità e il valore riconosciuto agli scrittori. Sono troppi gli esempi nel corso del tempo che testimoniano come le donne non abbiano potuto dimostrare apertamente le proprie capacità, rivelare l’eccellenza e occupare un posto adeguato nella storia. Oggi come sempre.

Nella letteratura eccellenze negate, ma quello che stupisce non è tanto il passato, che è tale, ma l’atteggiamento di oggi. Chi scrive gli almanacchi con i compleanni e gli anniversari dei personaggi celebri (sul web sono numerosi) non riporta che pochi nomi, celebrando le ricorrenze dei soliti.
Si ricorda a gennaio il 100° anniversario della nascita di Leonardo Sciascia, indiscusso autore e pensatore di spicco del Novecento, con pochi rivali.
Tuttavia, perché non menzionare che, sempre nel 1921, è nata la scrittrice Luisa Adorno, nota, peraltro, con lo nome d’arte di Mila Curradi ?
Il 9 aprile ricorre 200° anniversario della nascita di Baudelaire Emily Bronte, autrice di Cime Tempestose, morì nello stesso anno.

Nella pittura eccellenze rubate, non cambia la situazione quando si parla di eccellenze artistiche in altri campi.
Artemisia Lomi Gentileschi (Roma, 8 luglio 1593 – Napoli, circa 1656) è stata una pittrice italiana di scuola caravaggesca. Elevata dal padre stesso dal ruolo di aiutante a quella di artista, fu umiliata e oltraggiata nel peggiore dei modi in un mondo di pregiudizi e di violenza.
Della stessa epoca è Sofonisba Anguissola, una figura di spicco nella vita artistica delle corti europee. Colta e competente in ambito letterario e musicale e ben introdotta nel mondo culturale del suo tempo. Anche il Giorgio Vasari parla della nobile che divenne dama di compagnia di Elisabetta di Spagna, sua protettrice, che la volle come ritrattista della famiglia di Filippo II. Un disegno giovanile di Sofonisba, particolarmente espressivo, da lei sottoposto al Caravaggio, venne ripreso come soggetto proprio dal pittore stesso in un celebre dipinto.
Per la cronaca il 2021 segna 365 anni dalla morte della Gentileschi, contro i 450 dalla nascita di Caravaggio. Però, questo, è un anniversario a cifra tonda.

Nella musica eccellenze obnubilate, ma i redattori degli almanacchi non rendono giustizia alle donne in nessun campo. Un ulteriore anniversario nascosto, lo troviamo in ambito musicale. E’ quello di Clara Wieck Schumann (1819 – 1896), pianista e compositrice di pregio, nonché moglie e, si dice, musa del sommo Robert Schumann.
Per quanto gli appassionati di musica classica giudichino la produzione di Clara migliore di quella di molti altri celebrati compositori uomini, quest’anno, qualsiasi ricerca web sulle ricorrenze commemora solo Robert Schumann 1810 – 1856.

Nello spazio eccellenze postergate, sono trascorsi 60 anni dal primo uomo nello spazio avvenuto il 12 aprile 1961, l’astronauta russo Jurij Gagarin, seguito a tre anni di distanza da Valentina Tereškova, la prima donna astronauta che a bordo della navicella Vostok-6 è stata in orbita tre giorni. Bisogna arrivare al 1982 la collega Svletana Savitzakaia, passeggi fuori dalla navicella, seguita l’anno successivo da Sally Ride, prima americana.

La politica ha conquistato quote rosa:
manca solo la Presidentessa della Repubblica e un po’ di orgoglio femminile in più
Sono trascorsi 45 anni da quando una donna è divenuta Ministro della Repubblica Italiana: Tina Anselmi, più volte riconfermata. La senatrice è stata anche vice presidente dell’Unione europea femminile. A lei si deve la legge sulle “pari opportunità” .
Oggi, epoca di rivendicazioni di spazio “rosa” della cultura, e delle scienze, non stupiscono le discriminazioni sopravvissute, ma alcune scelte femminili.

Ma le donne stesse…Rosa Alberoni la scrittrice che ci ha lasciato all’inizio di quest’anno, dal 1988 si firma col nome più popolare del marito, pur essendo un’accademica, docente dell’Università Yulm.
Sveva Casati Modigliani all’anagrafe è Bice Cairati . Ha iniziato a pubblicare romanzi nel 1981 adottando il nome del marito dopo il matrimonio.
Analogamente Letizia Moratti. Con questo cognome si conosce l’ex sindaco di Milano, ma Letizia nacque Brichetto Arnaboldi.
Senso di appartenenza, old style alla famiglia, romantica dedizione al coniuge, omaggio al partner o alla tradizione, sudditanza; oppure ancora oggi la visibilità passa attraverso il fiocco azzurro ?

Le eccellenze sono patrimonio dell’umanità, certo la fama comporta potere, gratificazione e soddisfazioni economiche. L’ambizione le richiede tutte. Il successo fondato sulla disparità non è solo a scapito delle donne che si trovano soccombenti. In realtà il mondo intero risulta perdente. Non dare spazio anche alle donne significa privare la comunità umana di risorse importanti. In una parola la società perde “ricchezza”.
Significa cioè perdere un patrimonio umano di valore e di impegno.