di Adriana Cavalcante

Dal libro l’Uomo Integrale di Divaldo Franco Pereira

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Non lasciandosi vittimizzare dalla routine, a volte l’uomo tende ad assumere un comportamento ansioso che lo logora, dando origine a processi malati che lo consumano.
L’ansia è una delle caratteristiche più comuni della condotta contemporanea.
Spinto dalla competitività della sopravvivenza e schiacciato dai fattori vincolanti di una società eticamente egoista, prevale l’insicurezza nel mondo emotivo delle creature.
I costanti cambiamenti nella Borsa Valori, la compressione delle spese, la corsa all’acquisizione di risorse e la disputa per posizioni e funzioni ben pagate generano, da un lato, l’insicurezza individuale e collettiva. D’altra parte, le minacce di guerre costanti, l’arroganza di governi senza scrupoli e capi di attività arbitrarie come i dittatori; gli annunci ostentati di malattie devastanti; i comunicati sui danni perpetrati contro l’ecologia che preannunciano tragedie imminenti; la catalogazione di crimini e violenza terrificanti  sono responsabili dell’inquietudine e della paura che imperversano in tutti gli ambienti sociali, come una costante minaccia contro l’essere e il suo gruppo, portandolo all’ansia permanente che scaturisce dalle incertezze della vita.
Passando dall’apparente sicurezza, garantita dagli standard individualisti nel XIX secolo, all’apice dell’industrializzazione, al periodo elettronico, la robotizzazione minaccia milioni di dipendenti, che temono la perdita delle loro attività retribuite, al momento del collettivismo, rendendo uguali gli uomini nelle apparenze sociali, nei costumi e nelle abitudini, elimina gli stimoli della lotta, infondendo in essi incertezza e la necessità di aspettarsi sempre notizie terribili, spiacevoli e inquietanti.
Svuotati dell’idealismo e compressi nel sistema in cui tutti fanno la stessa cosa, assumono la stessa compostezza, passando da una all’altra agenda di impegno con ansia crescente.

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La preoccupazione di apparire trionfante, di rispondere in modo simile agli altri, di essere ben accolti e considerati, è responsabile della disumanizzazione dell’individuo, che diventa un elemento complementare nel gruppo sociale, senza identità e né individualità.  Avendo come modello la personalità stravagante, che dettano mode e comportamenti esotici, o guidati da idoli di violenza, con l’astuzia dorata, la scoperta dei limiti personali genera irrequietezza e conflitti che a a stento mascherano la continua ansia umana.
L’ansia ha manifestazioni e limiti naturali perfettamente accettabili.
Quando si attende una notizia, una presenza, una risposta, una conclusione, un atteggiamento di aspettativa equilibrata è perfettamente comprensibile.
Quando estrapola a disturbi respiratori, collasso periferico, sudorazione, disturbi gastrici, insonnia, il clima di ansia diventa uno stato patologico sulla via della somatizzazione fisica in gravi danni per la vita.
La grande sfida contemporanea per l’uomo è la sua scoperta di sé.
Non solo identificazione dei suoi bisogni, ma soprattutto della sua realtà emotiva, delle sue legittime aspirazioni e reazioni degli avvenimenti quotidiani.
Attraverso l’approfondimento delle scoperte intime, la scala dei valori cambia e emergono nuovi significati per la sua lotta, che contribuiscono alla tranquillità e alla fiducia in se stessi.
In realtà, non c’è sicurezza mentre ci si muove nel corpo fisico.
L’organizzazione più sana durante un periodo, si indebolisce in un altro, così come le migliori attrezzature organiche e psicologiche subiscono una naturale usura, causando malattie e morte, che sono anche un fenomeno della vita.
L’ansia agisce contro la stabilità del corpo e delle emozioni.
Un’attenta analisi dell’esistenza planetaria e dei suoi scopi fornisce la sana esperienza dell’opportunità organiche, senza l’attaccamento morboso al corpo e senza la paura di perderlo.
Gli ideali spiritisti, la conoscenza della sopravvivenza alla morte fisica tranquillizzano l’uomo, facendolo considerare la transitorietà del corpo e la continuità della vita, da cui nessuno si potrà esimere.
Aggrappandosi ai conflitti della competizione umana o lasciandosi vincere dall’accomodamento, l’uomo si discosta dallo scopo essenziale dell’esistenza terrena, che si riassume nell’applicazione del tempo per l’acquisizione di risorse eterne, che forniscono bellezza, pace e perfezione.

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Il pandemonio generato dall’eccesso di tecnologia e conforto materiale nelle cosiddette classi superiori, con assoluta indifferenza per l’umanità dei ghetti e dei bassifondi, nella spaventosa promiscuità, rivela il fallimento della cultura e dell’etica basate sull’immediatezza materialista con il suo arrogante disprezzo per la spiritualità.
Certamente, il fanatismo e il proibizionismo religioso di carattere medievale, che nascondeva le ferite morali degli uomini, sotto le sembianze dell’ipocrisia, il suggerimento schiacciante dell’onda del cinismo materialista sarebbe inevitabile. Tuttavia, l’abuso della falsa cultura denaturata, che cercava di risolvere i profondi problemi umani profondi  come riparava i disallineamenti degli ingranaggi delle macchine che costruiva, ha provocato la folle corsa verso il nulla e la conquista di cose morte, incapace di minimizzare il desiderio, per riempire la solitudine, per calmare l’ansia, per evitare dolore, malattia e morte …
I magnati, sebbene trionfanti, proibiscono che il nome della morte sia pronunciato davanti a loro.
I capitani del monopolio si rifiutano di scendere in strada per evitare il contagio delle malattie e alcuni impongono di vivere, ambienti asettici, cercando di aggirare il processo di degenerazione cellulare.
Gli assi della bellezza si circondano di giovani, temendo la vecchiaia e usano stimolanti per preservare il proprio corpo, facendo massaggi, esercizi, interventi di chirurgia plastica, allenamento con i pesi e, ciononostante, accompagnano la degenerazione fisica e mentale, ansiosi e infelici.
(I settari) Sostenendo che le conquiste morali fanno parte delle istituzioni sconfitte – matrimonio, famiglia, casa – i settari della pazzia credono di applicare,  sulla vecchia malattia dei divieti del passato, una terapia ideale e dimenticano che l’esagerazione dei farmaci usati in una malattia, genera danni maggiori di quelli che hanno sofferto.
La società di oggi soffre la terapia disordinata che ha usato nella vecchia malattia dell’uomo, che ora si rivela più debilitato di prima.
Sono valide per questo momento di ansia, di insoddisfazione, di tormento, le lezioni del Cristo sull’amore per il prossimo, la solidarietà fraterna, la compassione, insieme alla preghiera, che genera energie ottimistiche e della fede, propiziatrice di equilibrio e pace, per una vita realmente felice, che è sufficiente per l’uomo in base a come si presenta, senza le controversie contrastanti del passato e né l’accomodamento collettivo del presente.