di Melina Gualtieri
Angelina Jolie dopo il viaggio che l’ha portata, in qualità di ambasciatrice per le Nazioni Unite, tra i rifugiati siriani ha dichiarato che:“Non ho mai visto prima tanta sofferenza”.
“Sono diversi anni visito i campi profughi, e ogni volta, mi siedo in una tenda e ascolto storie. Faccio del mio meglio per dare supporto. Per dire qualcosa e mostrare solidarietà. In questo viaggio sono rimasta senza parole”. Poi racconta gli incontri che l’hanno segnata: una madre che con il volto rigato dalle lacrime le ha raccontato lo strazio per la figlia rapita dall’Isis. Una bambina di 13 anni che le ha i depositi in cui lei e gli altri vivevano, e la violenza che tutti hanno subito, quando tre alla volta venivano portati fuori e violentati. Un’atrocità che il fratello non ha retto, e per questo il ragazzo si è ucciso. E poi la donna sua coetanea. L’ha guardata negli occhi e le ha raccontato di aver dovuto assistere all’uccisione di tutta la propria famiglia.
E che dire di quella famiglia composta da otto persone? Nessun genitore. Il padre ucciso, la madre finita chissà dove, probabilmente rapita. E un ragazzo di appena 19 anni a fare da capofamiglia. Non spaventato dall’enorme responsabilità di cui si è fatto carico, il ragazzo è solo contento di riuscire a sfamare i suoi fratelli.
Angelina Jolie nella sua lettera si rivolge poi ai potenti della terra. Perché scrive- “Non possiamo isolarci contro questa crisi. In gioco non sono solo la vita di milioni di persone e il futuro del Medio Oriente, ma anche la credibilità del sistema internazionale”.
E osserva: “Quando l’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite è stata creata dopo la Seconda Guerra Mondiale, serviva per aiutare le persone a tornare alle loro case dopo il conflitto. Non è stata creata per nutrire, anno dopo anno, le persone che non possono più fare ritorno a casa, i cui figli nasceranno apolidi e i cui Paesi d’origine forse non vedranno mai la pace. Ma questa è la situazione di oggi, con 51 milioni di rifugiati, richiedenti asilo o sfollati in tutto il mondo, più che in qualsiasi momento nella storia dell’organizzazione”.
Di qui l’appello: “ Molto più assistenza deve essere trovata per aiutare gli Stati vicini della Siria a sopportare il peso insostenibile di milioni di profughi”. Ma soprattutto, scrive l’attrice, la comunità internazionale nel suo insieme deve trovare un percorso per un accordo di pace. “Non basta difendere i nostri valori a casa, nei nostri giornali e nelle nostre istituzioni. Dobbiamo anche difenderli nei campi profughi del Medio Oriente, e nelle città in rovina della Siria”.
L’attrice americana non è una starlette che si limita alle parole. Insieme con il marito Brad Pitt ha messo al mondo tre figli, ne ha adottato altrettanti e secondo alcune indiscrezioni si appresta ad accogliere il settimo figlio, un bimbo siriano di appena due anni.
La vita di tanti bambini siriani è anche nelle tue mani. L’adozione ha mille forme, anche tu puoi cambiare la vita a un piccolo siriano per i nostri progetti in Siria.
Viviamo in un mondo contraddistinto da esodi di massa. Con queste parole Angelina Jolie, ambasciatrice di buona volontà dell’Unhcr, ha commentato la sua visita ad un campo di profughi siriani a Mardin nel sud-est della Turchia. “Non avere mai visto così tante persone private dei loro diritti umani”. “La gente sta scappando dai luoghi da cui è costretta a farlo – ha aggiunto – bisogna essere aperti e tolleranti con coloro che non potranno mai più tornare alle proprie abitazioni”.