di Giuseppe De Pietro
Marco Galaverni è Dottore di ricerca in Biodiversità ed Evoluzione all’Università di Bologna, da oltre dodici anni studia il lupo in Italia e nel mondo, e ha al suo attivo decine di articoli scientifici per riviste internazionali. Già collaboratore di ricerca in ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), è ora responsabile Specie e Habitat di WWF Italia. È da sempre appassionato di divulgazione e ospite regolare di diverse trasmissioni televisive, fra cui Geo.
Un tema affascinante che riguarda tutti noi molto da vicino: con “Il perché delle estinzioni” giovedì alle 12:30 agli speaker corner Marco Galaverni ci porterà dietro le quinte della scomparsa dei nostri vicini.
Un relatore d’eccezione, Marco Galaverni. Dottore di ricerca in Biodiversità ed Evoluzione all’Università di Bologna, per oltre dieci anni si è occupato di studio e ricerca sul lupo in Italia e nel mondo, e ha al suo attivo decine di articoli scientifici per riviste internazionali.
Già collaboratore di ricerca in ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), è ora responsabile Specie e Habitat di WWF Italia.
Ci parli dei dati emersi dalla pubblicazione dell’ultimo Living Planet Report?
«Una decrescita che non ha precedenti», dice Marco Galaverni, direttore scientifico del WWF, riferendosi alla diminuzione globale di animali, tra mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci.
La Specie faunistica sta scomparendo?
Meno 68% è la percentuale di specie faunistiche scomparse negli ultimi 50 anni: un dato spaventoso. Eppure, sostiene Galaverni, invertire la rotta si può. Con scelte economiche capaci di garantire, anche, nuova prosperità
Come spiega il fenomeno?
La nostra specie ha trasformato radicalmente tre quarti delle terre emerse e dei mari, compromettendo gran parte degli habitat naturali necessari alla vita delle specie selvatiche. Se potessimo mettere su una bilancia tutti i mammiferi del pianeta, scopriremmo che il 96 per cento è costituito ormai da esseri umani e animali d’allevamento, mentre il peso complessivo di balene, leoni, gazzelle, orsi eccetera… equivale a un misero.
Dalla biodiversità – si apprende dal report – dipende la sopravvivenza della nostra specie sul pianeta.
Il 21 per cento dell’ossigeno che respiriamo è dovuto all’azione di piante e alghe. Buona parte dell’acqua potabile che beviamo, similmente, viene raccolta e filtrata dagli ecosistemi forestali. E poi il cibo: il declino della fauna selvatica influisce direttamente sulla nutrizione e sulla sicurezza alimentare di miliardi di persone. Difendere gli habitat non serve dunque solo a salvare gli orsi polari e i loro cuccioli, ma noi stessi.
Quali attività umane concorrono maggiormente al declino di biodiversità sul pianeta?
In cima alla lista abbiamo deforestazione, commercio illegale di fauna selvatica e agricoltura non sostenibile. Gli stessi tre fattori – mi preme sottolineare – imputati di favorire la diffusione di nuovi virus come il Covid-19.
Da sempre appassionato di divulgazione e ospite regolare di diverse trasmissioni televisive, fra cui Geo, ha da poco dato alle stampe “L’uomo che sognava i lupi”.
Nel suo libro ci racconta dei passi silenziosi di un giovane lupo in cerca di un territorio lontano dal branco natio s’incrociano con quelli di un ricercatore e di un fotografo stregato dalla natura. Storie di fatiche e di paure, di meraviglia e di libertà accomunano i tre, in apparenza così diversi ma in fondo così simili. In questo libro, in cui dati di campo e immaginazione si uniscono nella natura rigogliosa dell’Appennino, Marco Galaverni ci accompagna sulle orme dei lupi che passo dopo passo hanno riconquistato spontaneamente le montagne e le colline del nostro Paese, arrivando talvolta, in maniera inosservata (ma non sorprendente, se li si conosce bene), anche nei pressi di grandi città. Il rapporto millenario tra uomo e natura, di cui il lupo è forse il simbolo più potente, assume tratti sempre nuovi e spesso conflittuali, ma non finisce mai di stupirci e affascinarci, svelando tratti inaspettati dell’animo umano.