di Francesco Clemente
Si è navigato tante volte da quelle parti, là dove prima c’era solo mare, anzi oceano, adesso c’è una piccola isola. Parliamo di Tonga, stato insulare della Polinesia. Qui qualche tempo addietro, come dal nulla, è apparsa un’isola. L’isola, ribattezzata Hunga Tonga-Hunga Ha’apai ed è un’isola vulcanica. Con una caratteristica forma a cono, secondo gli scienziati che l’hanno studiata sarebbe il frutto dell’eruzione di un vulcano sottomarino, il cui getto è giunto fino alla superficie. Il risultato è un’isola lunga 1,8 km e larga 1,5 che sorge a circa 65 km dalla capitale della nazione, Nuku’alofa, elevandosi per circa 100 metri sul livello del mare.
L’isola ha iniziato a formarsi, dopo l’eruzione vulcanica. Si è poi estesa fino a raggiungere la forma di un cono. Alcune delle immagini che seguono sono state scattate da tre uomini che hanno scalato la vetta della massa terrestre. Proprietario di un hotel, Giampieto Orbassano (italiano che da 20 anni vive a Tonga), insieme a un amico e al figlio è arrivato su una delle tre spiagge nere dell’isola. “Era una giornata perfetta, con una vista fantastica, il cielo era azzurro e il mare aveva lo stesso colore del cielo”.
L’isola fu avvistata anche in un’immagine scattata dal satellite Pléiades. Il vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, che ha creato la formazione, si trova tra due masse di terra nell’arcipelago di Tonga, la Hunga Tonga e la Hunga Ha’apai.
L’isola è costituita principalmente da roccia vulcanica di colore scuro e a tratti contiene cristalli. Il punto più alto del Regno di Tonga è il vulcano Kao di 1.030 mt. sull’isola omonima ma l’arcipelago comprende altri vulcani sottomarini come quello che ha dato vita alla nuova formazione. I tre uomini hanno raccontato che durante la loro visita la superficie dell’isola era ancora calda e, dopo aver scalato il punto più alto del suo cratere, hanno visto un ampio lago verde che puzzava di zolfo. Oltre a creare la nuova isola, l’eruzione ha anche “spogliato” le due isole vicine di vegetazione, provocando anche una marea rossa, nota anche come fioritura algale. Quest’ultima si verifica quando vi è un improvviso aumento della quantità di alghe nell’acqua.
Capita ogni tanto, di assistere alla nascita di nuove isole come in Pakistan o in Giappone. Nel primo caso, la causa è stata il terremoto che ha colpito una delle province meridionali a settembre del 2013, creando una sorta di vulcano di fango. Quest’ultimo è una sorta di collinetta che erutta argilla, rammollita dall’acqua, e che nasce quando i sedimenti vengono spinti dall’acqua e dal gas caldo intrappolato sottoterra. Le Isole Tonga sono il risultato dello scontro di due placche: quella pacifica e quella australiana.
In Giappone come a Tonga è stata l’eruzione di un vulcano sottomarino a crearla. A ospitare l’isola è l’arcipelago delle isole giapponesi di Ogasawara, a 1000 km da Tokyo.
L’eruzione dà vita a esplosioni ogni 5 minuti circa, durante le quali il materiale viene lanciato fino a 400 metri d’altezza, con le ceneri che raggiungono anche i 9000 metri (e ciò ha causato la deviazione delle rotte di numerosi voli). La potenza delle eruzioni è tale che il materiale ricade anche a 10 km di distanza. Molte piante nate sulle isole Hunga Tonga e Hunga Ha’apai sono morte a causa della enorme quantità di cenere caduta nell’arco di pochi giorni. L’eruzione dalla bocca sottomarina è stata così intensa da dare vita alla nuova isola. Con la ripresa dell’attività, il vulcano, che già in passato aveva creato nuove isole, inizia ad emettere lave in grandi quantità da due bocche principali: una sull’isola disabitata di Hunga Ha’apai, l’altra sottomarina, a circa 100 metri dall’isola stessa.
Ora bisognerà vedere se continuerà a crescere e se riuscirà a sopravvivere alle onde oceaniche oppure se, com’è successo per altre isole del Pacifico, la sua esistenza sarà effimera – in questo caso nell’arco di qualche mese o anno verrà totalmente erosa. Molto dipenderà dall’andamento dell’eruzione in corso. Se continuerà, darà probabilmente all’isola la massa adeguata alla sua sopravvivenza.
Vi è un gran numero di vulcani in questa area dell’Oceano Pacifico è legata allo scontro tra la placca dell’Oceano Pacifico con quella australiana. Le due zolle sono entrambe composte da crosta oceanica e una delle due si infila sotto l’altra. Ciò fa si che quando arriva a una certa profondità nel mantello terrestre, si fonde. Le lave che si producono risalgono in superficie producendo vulcani anche molto esplosivi.
Lo studio è stato affidato a ricercatori della NASA, che hanno osservato i rapidi cambiamenti dell’isola nel tempo, stabilizzatasi dopo 6 mesi, e da cui crea modelli tridimensionali utili anche in ambito spaziale. Secondo le ipotesi più accreditate Hunga Tonga-Hunga Ha’apai durerà perché è un caso simile all’isola vulcanica Surtsey, emersa 54 anni fa vicino l’Islanda, e durata più a lungo perché l’acqua marina calda ha interagito con le ceneri dopo l’eruzione, alterando chimicamente e trasformando la roccia fragile in un materiale più duro.
Lo stesso processo che, può essere avvenuto anche in questa isola del sud del Pacifico. Isole come queste possono essersi formate su Marte e possono aiutarci a comprendere se i laghi e i piccoli mari presenti miliardi di anni fa sul Pianeta Rosso possano aver prodotto le condizioni per la vita. Pensiamo che su Marte ci siano state eruzioni in un’epoca in cui c’era acqua in superficie.