di Giuseppe De Pietro

Viaggio alla scoperta del volto multietnico della grande Cina, per sostenere un Progetto di Preservazione della cultura e delle tradizioni delle minoranze miao e tujia che popolano l’area dello Hunan. Nelle aree rurali attorno a Fenghuang inoltre incontreremo più volte direttamente le famiglie del luogo, che ci ospiteranno nelle loro case per condividere con noi il pranzo e farci assaggiare i piatti tipici delle culture di appartenenza.

Un arcobaleno di natura e bellezza in un parco geologico davvero eccezionale. Si trova a Zhangye, nel nord ovest della Cina. Basta ricercare alcune fotografie per rendersi conto di tale eccezionalità, simili ad opere d’arte di qualche pittore particolarmente pop. Invece è tutto reale, magicamente reale. Anzi, “naturale”. La Cina è molto grande, difficile la scelta di cosa visitare, sicuramente un viaggio tra tradizione e modernità.

La Cina dell’antico popolo Shanxi nel Parco Geologico Nazionale Zhangye Danxia, noto anche come Zhangye Danxia Geopark, si trova vicino alla città di Zhangye, nella provincia di Gansu, nel nord-ovest della Cina, e copre una superficie di 510 chilometri quadrati. Precedentemente parco provinciale e zona panoramica, di recente è diventato un geoparco nazionale. Noto per le sue formazioni rocciose colorate, è stato votato dai media cinesi come uno dei più bei luoghi in Cina.
La zona in cui sorgono i monti di Zhangye Danxia, vicino al deserto del Gobi, è caratterizzata da bassa piovosità. La sua formazione risale a 6 milioni di anni fa, a causa dell’erosione di arenaria rossa, che ha provocato la nascita di picchi isolati e di ripidi affioramenti. La sua particolare struttura geologica, in combinazione con agenti atmosferici a lungo termine, ha conferito al parco il suo bellissimo aspetto attuale. Arricchito da rocce a forma di castelli e coni, di torri e di bestie, creando straordinari effetti e miraggi.
Le aree dello Zhangye Danxia sono tre: il Danxia National Geological Park, la Sunan Danxia Scenic Area e la Binggou Danxia Scenic Area. La più sviluppata e la più frequentata è proprio la prima, che dista 40 chilometri da Zhangye City. Qui potrete imbattervi in quattro piattaforme di osservazione: la migliore, nonché la più comoda, è quella a 10 minuti a piedi dall’ingresso, mentre la seconda offre un ampissimo panorama ma richiede 30 minuti di arrampicata per circa 666 gradini. La terza vi mostrerà la “seven-color fan”, mentre l’ultima è la più grande, da cui rifarvi gli occhi con le Qicai Shan, specialmente durante le ore dell’alba e del tramonto.
Gli amanti della natura non possono perdere un’altra delle grandi eccellenze naturali della Cina. La Valle del Jiuzhaigou, che significa “valle dei nove villaggi”, è una riserva naturale della provincia dello Sichuan. Famosa in tutto il mondo per le sue numerose cascate e i laghi, nel 1992 è stata dichiarata patrimonio Unesco. L’attrazione principale sono proprio i numerosissimi specchi d’acqua qui presenti, i cui colori variano fra il verde, il blu e il turchese.

In Cina la natura è quasi magia. Nella provincia di Gansu straordinarie rocce che sembrerebbero dipinte da un bravo pittore pop. E poi divertenti miraggi e straordinari effetti visivi. Ovunque.
Immenso, splendente, antico e moderno allo stesso tempo. Qui si entra nei fasti di una cultura millenaria, tra l’incanto delle risaie, per ascoltare il silenzio dei monti che dormono nella nebbia.
Armonia, come la Spina Dorsale del Drago Siamo nell’altopiano del nord del Guangxi. Sono chiamate Spina Dorsale del Drago una serie di verdi risaie a terrazza, capolavoro di ingegneria rurale, in un’area impreziosita da piccoli villaggi. Foto: Corbis
Che cos’è davvero la Cina? Come accostarsi a un simile gigante, così complesso e sfuggevole? Grandi viaggiatori come Tiziano Terzani l’hanno attraversata da un capo all’altro, cercando di sviscerarne l’essenza. Eppure, come l’India, la Cina è troppo. Fatta di una pasta sovrana, riservata e misteriosa, ti lascia nel cuore l’ombra di un segreto non detto, ben celato, che forse non ti rivelerà mai.
Il primo passo per scoprirla davvero è cercarsi un altro nome. Un nome cinese. Quello di Terzani era Deng Tiannuo. In questo modo potremmo convincere i monti Huángshan che non siamo stranieri. Magari quei pinnacoli di granito, che fioccano nella nebbia, ci regalerebbero la loro voce sussurrata da portare a casa come un’eco. Parliamo allora di sensazioni, invece che di itinerari. Forse è il modo migliore per dare un’idea del Paese dalla Grande Muraglia. Ecco (nella gallery) 6 emozioni che conducono a sei luoghi eccezionali.
Perfezione, come i Giardini di Suzhou. In cielo c’è il paradiso, sulla terra Suzhou. Recita così un antico detto cinese riferendosi a questa antica città, conosciuta come la Venezia d’Oriente per i suoi canali. I giardini classici di Suzhou rappresentano uno dei vertici dell’architettura paesaggistica cinese, con sentieri lastricati, giochi d’acqua, rocce scolpite e laghetti coperti di fiori di loto. In particolare, il Giardino del Maestro delle Reti, che risale al XII secolo, è considerato tra i più perfetti della Cina.

Poesia, come navigare sul Fiume Li. Attraversare il fiabesco scenario che corona il Fiume Li, nella regione di Guangxi, è come fluttuare in un dipinto di romantiche foschie, affioramenti carsici, foreste e pagode. Tanti poeti e pittori hanno cercato di cogliere la magia di questi luoghi dai riflessi di giada, dove è ancora possibile incontrare pescatori su zattere di bambù e donne che lavano i panni nel fiume. Anche le grotte, i parchi e le montagne hanno nomi suggestivi, come la Grotta del Flauto di Canne, la Collina del Pipistrelli o la Roccia della Luna. Chi ha poco tempo, può partecipare a un’escursione in barca da Guìlín a Yángshuò.
Spirito, come l’atmosfera nelle Grotte di Mogao. Insieme alla Grande Muraglia e alla Città Proibita, sono considerate tra le attrazioni culturali più importanti della Cina (nonché uno dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO). Sicuramente, è la più notevole raccolta di arte buddhista del mondo. Si tratta di centinaia di luoghi di culto, i più antichi dei quali risalgono al IV secolo, decorati con affreschi e sculture, tra cui spiccano due Buddha giganti alti 26 e 35 metri. Non è possibile visitarle tutte, ovviamente, anche perché vengono aperte a rotazione dieci alla volta. Usciti dalle grotte, stupiti e rasserenati, possiamo andare al Monte delle Sabbie Canore, ad ascoltare il vento che gioca col deserto.
Magia, come il Lago dell’Ovest di Hángzhou. Guardandolo nella luce tenue dell’alba, quasi dispiace che venga giorno. Il lago sembra continui a dormire, in un respiro fioco di vapore che attenua i contorni delle sue sponde. Salici, barche che scivolano lente, alberi di pesco in fiore quando arriva la primavera. Attorno, templi e pagode. Si torna a casa un po’ più innamorati del mondo.
Sensi, come il Bazaar domenicale di Kashgar, dicono che sia il mercato più grande dell’Asia, forse del mondo. Siamo nella remota regione dello Xinjiang, dove si snoda la Via della Seta e l’atmosfera è quella de Le mille e una notte. La visita al Bazaar, frequentato da migliaia di persone ogni giorno, inebria e stordisce. Troverete di tutto, dai tappeti agli animali, in un’aria carica di effluvi per il profumo delle essenze mescolato a quello delle spezie. Il colorato panorama umano non è da meno.

IL FENG SHUI

Non è una religione o una filosofia, è un’arte, quella di saper riconoscere il respiro della Natura ed armonizzarsi con esso. È ricerca, valutazione degli elementi per scoprire vantaggi e valorizzarne l’utilizzo. Oggi si applica nella organizzazione, nell’architettura, nell’arredamento. In cinese Feng Shui si scrive usando due ideogrammi. Feng significa vento, soffio; Shui significa acqua. Vento ed acqua sono gli elementi naturali attivi, yang, nel paesaggio. Le testimonianze scritte sull’esistenza del Feng Shui risalgono alla dinastia Han (circa 1500 a.C.). I Cinesi hanno saputo portare quest’arte all’eccellenza e unirla con altre arti come la filosofia, la medicina, l’astrologia, l’astronomia dandole un carattere di universalità.

IL TAO

È il simbolo che riassume tutto il pensiero cinese. Il cerchio è l’unità che contiene due forze contrapposte ma complementari che fluiscono eternamente l’una verso l’altra e hanno una piccola parte dell’altra nel proprio interno. Le due forze sono chiamate dai cinesi yin e yang. Sono presenti ovunque e regolano, con il loro movimento, tutte le cose. L’una esiste perché esiste l’altra, non è possibile separarle né negarne una poiché si dissolverebbe il senso dell’altra. Lo yin viene definito come energia potenziale: la quiete, l’aspetto materiale, l’accumulare forza. Lo yang è l’energia che si esprime: il moviment , l’emanazione, l’esteriorità.

LA SCRITTURA

La scrittura cinese è la più antica conosciuta ed in qualche modo per essa la definizione di scrittura è riduttiva. Sono sei le categoria in cui tradizionalmente vengono classificati i caratteri. La classe più antica, comprende quelli che sono meglio noti come pittogrammi. Si tratta di rappresentazioni grafiche della realtà. Ci sono poi gli indicativi: rappresentazioni simboliche di oggetti e indicano un concetto. Quindi gli ideogrammi che nascono dall’unione di due o più caratteri semplici che assieme indicano un nuovo concetto. I composti sono costituiti da due elementi forma/suono: uno è un carattere omofono che viene preso a prestito per indicare la pronuncia, l’altro è un radicale che individua il senso generale della parola. Ci sono poi i prestiti, solitamente fonetici per cui un carattere viene scritto in modo totalmente identico ad un suo omofono. Infine i falsi sinonimi, cioè un carattere già esistente adottato con un’altra accezione. Graficamente i caratteri sono sempre contenuti in un immaginario quadrato. Parlata da almeno un quarto della popolazione mondiale, questa lingua ha numerose varianti dialettali (circa 750) e nella Repubblica Popolare Cinese è rappresentata ufficialmente dal Cinese Mandarino. Ma tutti i Cinesi condividono un’unica lingua scritta. Ciò ha permesso fin dall’antichità a persone di diverse aree dialettali di trovare un terreno di intesa comune.

IL CALENDARIO LUNARE

In Cina si usa il calendario lunare soprattutto nell’osservanza delle festività. Si tratta di un calendario lunisolare molto simile a quello ebraico. Prevede, infatti, anni comuni, composti da 12 mesi e da 353, 354 o 355 giorni, e anni embolismici, composti da 13 mesi e da 383, 384 o 385 giorni. Gli anni sono contati seguendo un ciclo di 60 anni. Fino al 1911 venivano contati partendo dal momento dell’ascesa al trono di ogni imperatore. Si usa contare questi cicli sessantennali a partire dal 2637 a.C., quando, secondo la tradizione, il calendario cinese fu inventato.Ad ogni anno viene assegnato un nome composto da due parti: una radice celeste ed un ramo terrestre (12 animali).

http://www.turismocinese.it/

The Old City of ShanghaiThe Old City of ShanghaiTianzi-Mountains-ChinaVillaggio nello Zhangjiajie-HangwuWomen in traditional clothing from the South of ChinaZhangye-Danxia-LandformZhuyu mountain peak in the Yuntai Mountains._china. Wulingyuan Scenic Spot consisting of Zhangjiajie National Forest Park, Suoxiyu Scenic Spot and Tianzi Mountain Nature

A group of White Hmong women in their traditional clothes and peaked turbans in the village of Chen Jia Jie in Burma's Shan State.

China, all the ups and downs sort of evened out. We flew to Guilin

[caption id="attachment_2450" align="alignnone" width="300"]An ethnic Miao woman carries baskets of hand embroideries to show guests, on the first day of the Guzang Festival in Leishan county, where most of the Miao ethnic group live, southeast Guizhou province, November 26, 2012. Guzang Festival, during which the Miao ethnic minority people commemorate their ancestors once every 13 years, is one of the biggest traditional festivals for the Miao ethnic minority people. "Gu" literally means "drum", and "zang" means "to bury". The complicated rites which take three years to complete consist of a series of great ceremonies, including the Zhaolong (inviting the dragon), Xinggu (awakening the drum), Yinggu (welcoming the drum), Shenniu (inspecting the cattle), and the white drum ritual, which is a significant sacrifice marking the end of the festival. The Miao believe wooden drums made of maple trees are where their ancestors' souls rest, so they gather under the holy maple and communicate with their ancestors through drumming and dancing, local media reported. Picture taken November 26, 2012. REUTERS/Sheng Li (CHINA - Tags: SOCIETY ANNIVERSARY) Forbidden-City-from-Jingshan-hill-Beijingpanda_sichuan_china