Locali storici più antichi d’Italia. Ristoranti antichissimi in cui si fermavano i pellegrini medioevali, dove hanno dormito Mozart, Ariosto, Mascagni…
di Giuseppe De Pietro
Le Locande, la storia e le evoluzioni. Un viaggio nell’Italia che eccelle e resiste da secoli, tra aneddoti, record e piccole e grandi mitologie. Ristoranti vecchi o vecchissimi, hotel oggi un po’ ristrutturati frequentati, nel passato, dalle più colossali star e personaggi del loro tempo. Bar e pasticcerie di culto. Strutture attive in media da 180 anni, autentici musei dell’ospitalità. Roccaforti dello stile e del gusto, guidati, nella metà dei casi, da due o più generazioni (ma si arriva anche a dodici consecutive). Hanno inventato l’aperitivo, il primo gelato da passeggio e il primo disco, ma anche dato vita alla prima orchestra interamente al femminile, e ai primi tentativi di impiattamento. Passeggiando per i vari borghi medievali italiani, ci si immedesima spesso nell’atmosfera dell’anno mille. Questo grazie alle varie mura di cinta, alle imponenti e antiche chiese o ai vari palazzi architettonici. Tuttavia, ancor di più ci si sente indietro di un millennio quando ci s’intrufola all’interno di un locale dalle radici storiche che somiglia ad una locanda.
Ma quand’è che si parla di locanda? Esistono ancora oggi le locande? Oggigiorno non si può parlare di locanda come la si intendeva una volta, ovvero un posto ristoratore per i passanti, utilizzato solo ed esclusivamente per far riposare e, per l’appunto, ristorare il viandante o pellegrino in viaggio.
Mentre oggi ci si reca ad un ristorante o ad un’osteria per mangiare per puro piacere o comunque per soddisfare l’appetito, la locanda era concepita solamente a creare ristoro per necessità, così che i passanti potessero trovare, durante i loro viaggi, un posto in cui poter riposare e riprendersi per il giorno seguente.
Risultava inconcepibile recarsi presso una locanda solamente per mangiare e rilassarsi. In passato, farlo come lo si fa oggi per assaggiare le pietanze e “mangiare bene” non era un opzione papabile, considerando che veniva ritenuta solamente uno spreco di denaro ed inoltre un’attività illegale.
Infatti, questo non accadeva perché non esistevano pietanze a sufficienza ma perché era proprio la legge ad impedire tale approccio al cibo. In antichità, si sosteneva che recarsi presso una locanda solamente per consumare cibo poteva generare disguidi e complotti di vario genere.
Per quanto riguardava le locande nelle città e nei luoghi tendenzialmente più ricchi, gli alberghi e l’accoglienza erano leggermente più raffinati. Basti pensare che chi si recava in queste locande riceveva il cibo direttamente nella propria camera.
Il resto delle locande offrivano panche, tavoli e saloni in cui i passanti accolti cibavano assieme a sconosciuti. Non tutte le locande erano infatti attrezzate esaustivamente, tenendo di conto che in alcuni casi gli osti condividevano parte della propria casa con i clienti stessi.
Locande e capanne, soprattutto in posti più poveri, venivano realizzate locande “di seconda mano”. Queste erano capanne che venivano organizzate durante i periodi tendenzialmente più caldi dell’anno e soprattutto quando in una strada in questione c’era più traffico. Qui risiedevano pietanze, vino e quant’altro potesse far ristorare coloro che si fermavano. A volte, il tutto veniva sistemato su un carro vero e proprio, diventando quindi una sorta di taverna mobile.
Si può quindi dedurre che il vero concetto di locanda è praticamente scomparso, considerando ristoranti, osterie e quant’altro esiste oggi per soddisfare i palati delle persone. Anche se la tradizione è scomparsa, ci sono comunque locali e realtà che restano fedeli alle usanze delle locande, offrendo pasti, bevande e sistemazioni che appartengono ad una cultura di stampo medievale.
Hotel Dogana Vecchia, Torino Aprì i battenti nel 1716 il più antico albergo torinese, l’Hotel Dogana Vecchia (https://www.hoteldoganavecchia.com/). Il 14 gennaio del 1771 arrivarono in carrozza da Milano in quella che allora era una locanda Wolfang Amadeus Mozart, quattordicenne, con il padre Leopold, che intendeva chiedere a re Carlo Emanuele di Savoia una sistemazione per il figlio nel teatro di corte.
Hotel Sole al Pantheon, Roma L’Albergo del Sole al Pantheon (https://www.hotelsolealpantheon.com/italiano/) ha una posizione unica nella città di Roma: proprio di fronte al Pantheon, nell’affascinante Piazza della Rotonda, giusto a metà strada tra Piazza Navona e Fontana di Trevi.
Una location incredibile nello stesso luogo dove nel 1467 sorgeva la “Locanda del Montone”, poi rinominata Albergo del Sole al Pantheon. Uno dei più antichi alberghi in tutto il mondo. Un prezioso pezzo dell’antichità che esperti restauratori hanno riportato, una quindicina di anni fa, al suo splendore originale. Tra i suoi ospiti illustri nel corso del tempo, imperatori, artisti e intellettuali come Jean Paul Sartre, Simone De Beauvoir e Pietro Mascagni.
Locanda del Cerriglio di Napoli. Nei meandri del Cerriglio, sorge una delle antiche taverne più famose di Napoli, la Locanda del Cerriglio (http://www.locandadelcerriglio.it/), ubicata tra piazzetta di porto e il vicolo di Santa Maria la Nova.
Si narra che fosse già nota alla fine del 1300, per la bontà della sua cucina e per il gran numero di frequentatori. Luogo di ristoro e soggiorno, era quotatissimo dai nobili che volevano provare l’ebbrezza dell’incontro con il popolino; dai plebei che vi si sfamavano con due soldi; dalle “donne di malaffare” a caccia di clienti; dagli artisti in cerca di ispirazione.
La taverna è celebre inoltre per la violentissima aggressione subita da Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio, proprio all’uscita del locale. L’artista ne uscì profondamente segnato sul volto e nello spirito. Ristorante Oste Scuro Finsterwirt di Bressanone Il Künstlerstübele Finsterwirt/Oste Scuro (http://www.ostescuro.it/it/oste-scuro-finsterwirt/storia.html) è un’antica locanda che esiste da secoli nel centro della città. L’Oste Scuro si trova all’interno di uno degli edifici più antichi di Bressanone, le cui origini risalgono al 13esimo secolo. Di proprietà dei canonici, dal 1743 questi non utilizzarono più la casa come abitazione, bensì a mo’ di osteria. Servivano il cosiddetto “Zehentwein”, il vino che i contadini fornivano come pagamento dei tributi. Per non disturbare il riposo notturno della canonica e dei prevosti del duomo, l’osteria, in teoria avrebbe dovuto chiudere al tramonto, con il divieto, tra l’altro, di accendere luci. Ma questa regola non fu sempre rispettata e si continuava a bere al buio.
Ecco il motivo per il quale, secondo la tradizione popolare, l’osteria porta il nome di “Oste Scuro/Finsterwirt”.Hotel Cavalletto e Doge Orseolo di Venezia L’hotel Cavalletto & Doge Orseolo (https://www.hotelcavallettovenice.com/it/) risale al 1200 circa. Si affaccia sul Bacino Orseolo, uno dei luoghi più celebri e suggestivi del centro storico di Venezia, e Piazza San Marco dista appena 50 metri. 4 stelle, promette servizi impeccabili e (107) camere in puro stile veneziano. Era frequentato dai dogi di ritorno dalle battute di caccia al cinghiale. Ristrutturato nel 1800, ha ospitato gente come Richard Strauss e Winston Churchill.