di Sergio Ferroni
I leoni sono tra i più iconici e imponenti predatori della savana africana. Questi grandi felini sono riconoscibili per la loro criniera spessa e la loro forza soverchiante e maestosa.

Il leone è un mammifero, ed è il più grande dei cinque grandi felidi del genere, con alcuni maschi la cui massa corporea supera i 250 kg; il continuo impoverimento del suo habitat naturale e il protrarsi della caccia di frodo ai suoi danni ne fanno una specie vulnerabile.
Come il mondo della natura di cui questi due fotografi della redazione si sono innamorati scatto dopo scatto, le foto sono uno scrigno di diversità e bellezza che racchiude di tutto, immagini che immortalano momenti strani e buffi si affiancano a quelle che mostrano la brutale realtà della lotta per la sopravvivenza. Un panorama che rappresenta pienamente la passione di una vita.

In virtù delle dimensioni e delle abitudini, questo felino non può essere allevato al di fuori di aree protette e parchi naturali o zoologici. Celebre è l’esempio di due coniugi americani della leonessa, restituita all’habitat naturale dopo avere vissuto per alcuni anni con loro. Sebbene le cause del declino dei leoni non siano certe, il degrado dell’habitat e i conflitti con l’uomo ne sembrano le cause predominanti.
In natura un leone sopravvive da dieci a quindici anni, mentre in cattività può arrivare a venti. I maschi, in particolare, non superano spesso i dieci anni d’età in natura, in seguito agli infortuni derivanti dalle lotte con i rivali per il dominio sul branco.

Tipicamente i leoni abitano la savana, ma possono adattarsi ad aree cespugliose e foreste. In confronto ad altri felini, i leoni sono animali con uno spiccato spirito di socialità. Un branco è formato generalmente da un maschio alfa (affiancato a volte da alcuni compagni, specialmente fratelli e/o cugini), un gruppo di femmine imparentate tra loro, con cui questo si accoppia e la loro prole. I cuccioli maschi restano all’interno del branco fino alla loro maturazione sessuale, quando vengono scacciati da parte dell’alfa, ossia il padre.

I giovani maschi, una volta allontanati dal vecchio branco, restano insieme, formando un piccolo branco di soli maschi (fratelli/cugini) o facendo squadra con altri nomadi non imparentati con loro e cercheranno di formare proprie famiglie, in genere scacciando un altro maschio alfa (e la sua coalizione) e prendendo così il controllo del suo branco. Le femmine tipicamente cacciano insieme per il gruppo, mentre i maschi, una volta impadronitisi di un branco si nutrono delle prede uccise dalle femmine e solo di rado cacciano essi stessi, sebbene siano perfettamente in grado di farlo. È un cosiddetto predatore alfa, ovvero si colloca all’apice della catena alimentare, non avendo predatori naturali e potendo potenzialmente cibarsi di qualsiasi specie. I leoni non cacciano l’uomo con regolarità, ma alcuni esemplari particolari lo hanno fatto.

Il maschio di leone, assai facile da distinguere, ha una criniera caratteristica e la sua immagine è uno dei simboli più sfruttati nella storia dell’umanità. Le prime rappresentazioni furono fatte nel Paleolitico superiore e troviamo leoni scolpiti o dipinti nelle grotte di Lascaux e nella grotta Chauvet. Essi appaiono nella cultura di praticamente ogni civiltà antica che vi abbia avuto a che fare. Li troviamo, inoltre, in un’enorme quantità di sculture, dipinti, bandiere nazionali e regionali, film e libri contemporanei. Furono tenuti in ménagerie fin dai tempi dell’Imperor Romano e sono stati la chiave delle esibizioni degli zoo di tutto il mondo a partire dal XVIII secolo.

L’amicizia tra un uomo e un leoni, racconta uno dei fotografi che: “dopo che il leone entrato in quel suo abitacolo mi vide mentre cercavo di nascondermi, si accostò mite e mansueto e sembrò mostrarmi il piede dopo averlo sollevato e allungarlo come per cercare aiuto”.

Strappai subito l’ingente scheggia di legno che si era conficcata nella pianta del suo piede, e stagnai più accuratamente ormai senza grande paura e disinfettai il sangue all’interno. Dopo che fu sollevato grazie alla mia operazione e al medicamento, posto il piede nelle mie mani, si sdraiò e si addormentò e da quel momento io ed il leone abbiamo vissuto per tre anni interi in questa stessa spelonca ed anche con lo stesso cibo e né ci è dispiaciuta quella convivenza.

“Infatti mi portava alla spelonca quelle parti delle fiere che cacciava, le membra più grasse, che io, non avendo abbondanza di fuoco, arrostendole al sole di mezzogiorno, le mangiavo. Ma non appena che mi annoiai di quella vita selvatica, quando il leone andò a caccia, lasciai la spelonca, fui visto e catturato dai soldati e venni condotto dall’Africa a Roma”.

“Ma compresi che quel leone che era stato catturato, nonostante io mi ero in precedenza allontanato, mi avrebbe restituito il favore per il beneficio e la cura”.