Jane Goodall, l’eroina del nostro pianeta: “Amare la natura vuol dire prendersi cura”

In una lunga intervista telefonica, la celebre primatologa britannica ci ha raccontato come ha trasformato il mondo in un posto migliore.

di Giuseppe De Pietro

 

 

 

Lo scorso anno, In occasione del cinquantesimo anniversario dell’Earth Day, il 22 aprile è stato trasmesso su National Geographic “Jane Goodall – Un futuro per la Terra”, un emozionante documentario dedicato alla celebre etologa e naturalista inglese. Un’icona mondiale che, consacrando l’intelligenza e l’empatia dei primati, ha sensibilizzato l’opinione pubblica sulla salvaguardia degli animali e della biosfera. Jane Goodall ha sensibilizzato l’opinione pubblica sulla salvaguardia degli animali e della biosfera.
Le similitudini tra lo scimpanzé e l’uomo sono solo una delle rivoluzionarie scoperte della primatologa britannica che nel 1977 ha fondato il Jane Goodall Institute per sostenere le ricerche in Gombe sulla conservazione dei primati e del loro habitat naturale. Tra i tanti progetti di cooperazione internazionale ed educazione e formazione alla differenza e alla pace, Jane Goodall ha lanciato nel 1991 Roots & Shoots: il programma presente in quasi cento paesi nel mondo che incentiva le nuove generazioni a battersi per il futuro del pianeta.
A sessanta anni dall’arrivo nel Parco Nazionale del Gombe Stream in Tanzania, il documentario “Jane Goodall – Un futuro per la Terra” celebra, tra aneddoti, curiosità e interviste, la ricerca pionieristica della primatologa che ha ridefinito il concetto di conservazione. Una donna straordinaria che, in una lunga intervista telefonica, ci ha raccontato come ha reso il mondo un posto migliore. E come possiamo fare lo stesso rispettando, ogni singolo giorno, la natura e il pianeta.

La pandemia di coronavirus rappresenta un grande pericolo per la nostra specie. Che lezione possiamo trarne?
Questa pandemia era stata prevista. Sappiamo che è iniziata da una malattia zoonotica, un transfert da animale a persona avvenuto probabilmente in un mercato della carne in Cina. Dobbiamo smettere di distruggere il mondo naturale e mostrare più rispetto per gli animali.
Dopo tanti anni di ricerca ed esplorazione, riesci ancora a sorprenderti?
Stiamo ancora imparando sugli scimpanzé del Gombe. Quest’anno celebriamo 60 anni di ricerca che ci hanno insegnato che ogni creatura del mondo animale è diversa e può iniziare abitudini che gli altri emulano e rendono parte della cultura. Corvi, ratti e persino polpi sono incredibilmente intelligenti. Una scoperta a cui la gente, anni fa, non avrebbe creduto.
Quali sono i tre messaggi fondamentali di Jane Goodall: Un futuro per la Terra?
Il primo messaggio è lo stesso che mi ha dato mia madre quando avevo dieci anni e sognavo di andare in Africa. Se vuoi fare “qualcosa di grande” devi lavorare tanto, cogliere al volo le opportunità e non mollare mai. Un messaggio che voglio diffondere in tutto il mondo. 
Il secondo riguarda il programma Roots & Shoots dedicato ai giovani di tutte le età, dalla scuola materna all’università: ogni singolo giorno, ognuno di noi ha un impatto sul pianeta. Ma possiamo sempre scegliere che tipo di impatto produciamo. 
Il terzo è che dobbiamo davvero mostrare più rispetto per gli animali. Secondo le ultime ricerche i topi, che la gente considera parassiti (e che costituiscono un problema solo quando le persone non si prendono cura dei rifiuti), percepiscono la fame nei loro simili e condividono altruisticamente la loro razione di cibo. I topi provano empatia e salvano i loro simili in difficoltà. Queste caratteristiche sono presenti in tanti animali diversi. Gli allevamenti intensivi sono terrificanti. Nel mondo ci sono miliardi di animali in condizioni terribili che facilitano la trasmissione delle malattie zoonotiche all’uomo.

Il documentario racconta sette decadi della tua vita. Avevi dimenticato qualcosa?
No, credo di ricordare tutto. Ci sono stati tanti momenti meravigliosi nella mia lunga vita. Il documentario ha risvegliato la mia memoria. Una fotografia o una parola sono più che sufficienti per ricordare tutto vividamente.
Che cosa significa l’Earth Day?
Spero che l’Earth Day ricordi a tutti che siamo parte del mondo naturale che ci fornisce acqua, cibo e aria pulita. Trovo sconvolgente che la creatura più intelligente su questo pianeta stia distruggendo la sua unica casa. Credo ci sia una sconnessione tra l’intelligenza della mente e l’amore e la compassione del cuore. Solo quando testa e cuore lavorano in armonia, raggiungiamo il vero potenziale umano. Quindi spero che questo anniversario ci insegni che ogni giorno deve essere l’Earth Day. Ogni giorno dobbiamo rispettare la natura e gli animali come ogni altra creatura sulla Terra.
Nel 1977 Jane Goodall ha fondato il Jane Goodall Institute per migliorare la vita delle persone e degli animali e proteggere l’ambiente.
Come stai affrontando il lockdown dal punto di vista creativo?
In realtà vivo rinchiusa in casa ed esco per portare fuori i cani o cose di questo genere. Normalmente viaggio 300 giorni all’anno. Il lockdown mi ha fatto capire come sarà la mia vita quando non potrò più viaggiare. Inizialmente mi sono sentita arrabbiata e frustrata ma poi ho pensato che, con un atteggiamento di questo genere, non avrei aiutato nessuno. Quindi ho studiato con il mio team come celebrare il 60° anniversario delle attività in Gombe e il mio 86° compleanno sfruttando la tecnologia. C’è una Jane virtuale là fuori che legge libri per bambini, incide podcast, realizza interviste come questa con Skype, stampa e radio e risponde a centinaia e centinaia di email. Sto cercando di sfruttare questa opportunità per essere in tutto il mondo anche se in realtà sono a casa mia in Inghilterra

Che ruolo ha avuto Hugo van Lawick nella tua vita?
Nel lontano 1960, ero disperata. Dovevo scoprire qualcosa di “interessante” per continuare il mio studio sui primati. Fortunatamente un giorno ha catturato la mia attenzione uno scimpanzé che fabbricava strumenti per pescare le termiti. National Geographic ha deciso così di continuare a finanziare la mia ricerca inviando sul campo il fotografo e regista Hugo van Lawick che ha avuto un ruolo molto importante nella mia vita.
Perché molte persone non lottano per proteggere l’ambiente?
Credo che a molte persone manchi la speranza. I media pullulano di sventure e tristezze. Ogni giornale, ogni notizia, ogni rivista racconta come abbiamo danneggiato l’ambiente, dai cambiamenti climatici e l’inquinamento all’estinzione della fauna selvatica. Le persone sono più consapevoli che stiamo esaurendo il tempo a nostra disposizione e perdono la speranza perché si sentono impotenti. Semplicemente, non sanno cosa fare!
È fondamentale ricordare che ogni giorno possiamo fare delle scelte etiche su ciò che compriamo, mangiamo e indossiamo. Di ogni cosa, ci dobbiamo chiedere l’origine: se ha fatto del male agli animali, se è stata dannosa per l’ambiente oppure se è economica per lo sfruttamento del lavoro minorile. Prendere ogni giorno decisioni etiche ci spingerà verso un mondo migliore. Tante persone sono cresciute in città dove l’inquinamento dell’aria è normale e ora lo stop forzato ci sta dimostrando che sta scomparendo. Spero che la gente costringerà i governi a rispettare l’ambiente. È la nostra mancanza di rispetto ad aver portato a questa malattia.

Gli animali verranno utilizzati per testare i trattamenti per il Covid-19. Che cosa provi?
Di quasi tutti gli esperimenti medici condotti su animali, esistono alternative più sicure che si applicano a persone piuttosto che a ratti e topi. Ci sono sperimentazioni che dovrebbero essere bandite immediatamente ed esperimenti che dovrebbero essere attentamente riesaminati. Una delle cose che mi ha scioccato a metà degli anni ’80 è come i nostri parenti più stretti, gli scimpanzé, sono stati trattati nella ricerca medica. Ci è voluto tempo ma quei laboratori sono stati chiusi e gli scimpanzé sono al sicuro. Secondo un sondaggio di 18 mesi condotto da 11 specialisti del National Institutes of Health (NIH), nessun esperimento fatto sugli scimpanzé è stato benefico, o potenzialmente benefico, per gli esseri umani. E così ora la battaglia si è spostata su altri animali. È sconvolgente che i ratti, negli Stati Uniti e non so in quali altri paesi, non vengano considerati animali: nessuna delle leggi sul benessere animale si applica a creature che possono ridere quando li solletichi e giocare. E i maiali, tra le creature più sfruttate dall’uomo, sono più intelligenti dei cani.
Ovviamente disapprovo questi esperimenti. Dobbiamo trovare altri modi. Se non possiamo farli sugli esseri umani per motivi etici, non dobbiamo farli nemmeno sugli animali.
Roots & Shoots è il programma presente in quasi cento paesi nel mondo che incentiva le nuove generazioni a battersi per il futuro del pianeta.
Che cosa hai imparato dagli animali?
Ho imparato che la teoria che ha portato le persone a sentirsi superiori agli animali è sbagliata. Siamo stati estremamente arroganti. Sentivamo di poterli trattare come ci piace, come cose o proprietà. Dobbiamo rispettarli!

 

Quali sono i tuoi più grandi successi?
Sono orgogliosa di aver dimostrato che gli umani non sono gli unici esseri dotati di personalità, intelligenza ed emozioni come si credeva negli anni Sessanta quando si poneva una differenza di genere tra noi e gli animali. Gli scimpanzé e il mio cane mi hanno aiutato in questo. E sono felice di Roots & Shoots, il nostro programma in continua crescita dedicato ai giovani. Mentre parliamo, questi ragazzi stanno cambiando il mondo!
Quanti altri progetti hai intenzione di realizzare prima di ritirarti?
Non mi ritirerò. Continuerò a lavorare fino a quando potrò farlo. Smetterò solo quando morirò, sarò fisicamente incapace, perderò la testa o qualcosa del genere. Sto cercando di fare il doppio del lavoro per permettere a sempre più giovani di partecipare ai progetti Roots & Shoots. Permettiamo ai giovani di scegliere come rendere il mondo migliore ma non diciamo loro cosa fare. Questo li porta a selezionare i progetti in base al paese, la cultura d’origine e l’età e ad acquisire dei valori. Voglio che tutto questo avvenga in sempre più paesi e coinvolga sempre più giovani

Il Jane Goodall Institute ha sedi in tutto il mondo. Come riesci a gestire le attività in questo momento difficile?
Le persone non si avvicinano agli scimpanzé ma controllano i segnali della malattia perché gli scimpanzé possono contrarla. Il 98,6% della struttura del DNA è uguale alla nostra. Abbiamo preso l’HIV e l’Ebola dagli scimpanzé e ora loro possono prenderlo da noi. Abbiamo inoltre due santuari per scimpanzé orfani, uno in Sudafrica, uno in Congo. Il lavoro lì va avanti e tutte le persone sono rinchiuse nell’area del santuario. Stiamo facendo del nostro meglio!