intervista a Tiziano Terzani

Ho conosciuto per corrispondenza prima successivamente in un paio di conversazioni telefoniche, nel lontano 1973, allora mi mandava qualche foto ed un pezzo che poi davo a “Panorama” o a “L’Espresso” si trattava di immagini di guerra che mi mandava attraverso Air France.

Giornalista, pluripremiato, per trent’anni corrispondente dall’Asia, Tiziano Terzani era un grande conoscitore dell’Oriente. La sua magnifica risata ci accompagna ancora e la sua dipartita assomiglia molto a quello che in oriente si chiama “Illuminazione”.

Tiziano Terzani non faceva solo il giornalista, ma anche il fotografo e spesso accompagnava i suoi reportage con i propri scatti. L’immagine è un’esigenza, diceva, lì dove le parole da sole non bastano. Quelle foto le rinchiudeva poi in grandi casse sperando di riuscire un giorno a riorganizzarle. Sua l’idea di farne un libro, come suoi sono i testi, editi e inediti, che affiancano le fotografie. Vedremo così finalmente luoghi e volti descritti nei suoi libri, l’oriente misterioso: «Ci andai in cerca dell’altro, di tutto quello che non conoscevo, all’inseguimento d’idee, di uomini, di storie di cui avevo solo letto». Rapporti semplici, belli, veri, con persone incontrate per caso oppure con re, guerriglieri o religiosi. Quasi fosse un film, vedremo Terzani addentrarsi in bicicletta nella Cina degli anni Ottanta o andare su un cavallo a trovare il mago-guaritore del Mustang, tra rovine dell’antico e simboli, spesso inquietanti, del moderno. Scatto dopo scatto, si segue il suo percorso che dal dramma della guerra e dai grandi avvenimenti della storia lo conduce fino al suo rifugio di quiete nell’Himalaya. Una narrazione in fotografie e testi, due linguaggi che qui si fondono dandoci il ritratto di un’Asia appassionatamente vissuta, ma anche un ritratto di lui stesso.

Di Tiziano Terzani, mi intrigò il fatto che era scrittore capace con le sue opere di avere grande risonanza nel mondo culturale italiano e mondiale, nasce a Firenze il 14 settembre 1938.

Consegue poi un Master in Affari Internazionali alla Columbia University di New York, seguendo corsi di storia e lingua cinese. Dai primi anni ’70 è corrispondente dall’Asia per il settimanale tedesco “Der Spiegel”. Esce nel 1973 il suo libro “Pelle di Leopardo”, dedicato alla guerra in Vietnam.

Allora, fino al 1975 è uno dei pochissimi giornalisti che resta a Saigon, in Vietnam, assistendo alla presa di potere da parte dei comunisti: sulla base di questa esperienza Tiziano Terzani scriverà “Giai Phong! La liberazione di Saigon”, lavoro che troverà traduzione in varie lingue.

Nel 1979, dopo quattro anni passati ad Hong Kong, si trasferisce con la famiglia a Pechino: per comprendere meglio la realtà cinese viaggia visitando città e paesi chiusi agli stranieri, facendo frequentare ai suoi figli la scuola pubblica cinese.

Il suo libro successivo è “Holocaust in Kambodsch” (1981) dove Terzani racconta il suo viaggio in Cambogia, a Phnom Penh, dopo l’intervento vietnamita.

Viene espulso dalla Cina nel 1984 per “attività controrivoluzionarie”: racconta il suo dissenso in “La porta proibita”. Durante il 1985 risiede ad Hong Kong, poi si trasferisce a Tokyo dove rimane fino al 1990.

Più tardi riesce a collaborare senza la mia mediazione come giornalista con diversi quotidiani e riviste italiane (“Corriere della Sera”, “La Repubblica”, “L’Espresso”, “Alisei”) e con la radio e tv svizzera in lingua italiana.

Sul crollo dell’impero sovietico pubblica nel 1992 “Buonanotte, Signor Lenin”: il libro viene selezionato per il “Thomas Cook Award”, il premio inglese per la letteratura di viaggio.

Nel 1994 si stabilisce in India assieme alla moglie Angela Staude, scrittrice, e ai due figli. Nel 1995 viene pubblicato “Un indovino mi disse”, cronaca di corrispondente in Asia che per un anno ha vissuto senza mai prendere aerei: questo lavoro diventa un vero e proprio bestseller. A quest’ultimo fa seguito il libro “In Asia” (1998), a metà tra reportage e racconto autobiografico.

Nel 2002 pubblica “Lettere contro la guerra”, sull’intervento militare degli Stati Uniti in Afghanistan e sul terrorismo. Il libro, per i suoi contenuti decisamente forti, viene rifiutato da tutti gli editori di lingua anglosassone.

Inizia poi un “pellegrinaggio” che lo porta a intervenire in diverse scuole e incontri pubblici, appoggiando Gino Strada ed Emergency nella causa “Fuori l’Italia dalla guerra”. “Guarda la natura da questo prato, guardala bene e ascoltala. Là, il cuculo; negli alberi tanti uccellini – chi sa chi sono? – coi loro gridi e il loro pigolio, i grilli nell’erba, il vento che passa tra le foglie. Un grande concerto che vive di vita sua, completamente indifferente, distaccato da quel che mi succede, dalla morte che aspetto. Le formicole continuano a camminare, gli uccelli cantano al loro dio, il vento soffia.”

Nel 2004 esce “Un altro giro di giostra”, viaggio nel bene e nel male del nostro tempo, alla ricerca di una cura contro il cancro di cui Terzani è affetto dal 2002. Il libro tratta del suo modo di reagire alla malattia – un tumore all’intestino – cioè quello di viaggiare per il mondo e osservare con lo stesso spirito giornalistico di sempre, le tecniche della più moderna medicina occidentale come quelle delle medicine alternative. Si tratta del viaggio più difficile da lui affrontato, alla ricerca di una pace interiore che lo porterà ad accettare serenamente la morte nel luglio del 2004.

Il figlio Fosco Terzani pubblicherà poi nel 2006 una lunga intervista al padre dal titolo “La fine è il mio inizio”. Altra opera postuma sarà “Fantasmi – Dispacci dalla Cambogia”, pubblicata nel 2008.