di Giuseppe De Pietro
Il Borro è un piccolo villaggio toscano nel Valdarno Superiore, a sessanta chilometri da Firenze in direzione di Arezzo, il borgo medievale con tenuta della famiglia Ferragamo, abitato fin da epoche remote, un luogo d’eccellenza e sostenibilità. “Mio padre Ferruccio – racconta Salvatore Ferragamo – conobbe la tenuta nei primi anni ‘80, durante una battuta di caccia. Affascinati dalla magia del luogo, abbiamo continuato a frequentare il Borro fino al 1993, quando ci fu l’occasione di acquistare tutta la proprietà. Il Borro, per noi, prima ancora di essere un Relais & Chateaux e una cantina vinicola di livello, significa casa”.
Con il nome Borro, che in lingua toscana denominava probabilmente una voragine aperta nel terreno, si indicava originariamente una fortezza sorta al suo limitare, costruita per difendere un territorio strategico attraversato da importanti tratti dalle vie romane Clodia e Cassia.
Proprio per questo motivo, il controllo de Il Borro è a lungo oggetto di aspra contesa tra fazioni e nobili famiglie locali e di altri regni. La prima testimonianza scritta sul Castello risale all’anno 1254, quando un nobile milanese divenuto podestà guelfo di Arezzo, il marchese Borro Borri, ne acquista la proprietà dalla famiglia Mascagni.
Nel XVI secolo, le prime trasformazioni e ampliamenti della rocca iniziano a dar vita allo scenografico contesto odierno, con l’avvento del condottiero e politico Alessandro dal Borro, vero “padre” dell’attuale Borro.
Inizia con lui la ricca storia nobile della tenuta, con avvicendamenti e ampliamenti che vedono protagoniste alcune tra le più nobili famiglie europee: i Medici Tornaquinci di Firenze, i Torriani di Milano, gli Hohenlohe Waldemburg ed infine, dal 1904, i Savoia.
Nella metà degli anni ’50 Il Borro passò al Duca Amedeo di Savoia-Aosta e nel 1993, lo stesso Duca vendette tutta la sua proprietà a Ferruccio Ferragamo.
Il delicato compito di riportarlo in vita è stato affidato alla moglie Ilaria, che è riuscita nell’impresa di mantenere le vecchie tradizioni rurali: il borgo oggi è un suggestivo salto indietro nel passato ma con il supporto della tecnologia moderna e del comfort che a questa si accompagna. Quaranta ettari di vigneti sono coltivati a Sangiovese, Merlot, Cabernet, Sauvignon, Syrah. Tra le etichette: Pian di Nova, Polisena, Borro, esportate in tutto il mondo.
Innanzitutto, il suo rapporto con il territorio: i motivi che hanno spinto la famiglia a venire al Borro, il legame dei componenti la famiglia con queste terre.
“Da quando mio padre conobbe la tenuta – spiega Salvatore Ferragamo – non l’abbiamo più persa di vista. Dopo l’acquisto, sono iniziati i lavori di ristrutturazione del borgo medievale e della villa padronale. Successivamente abbiamo dato vita alla produzione vinicola. E’ facile quindi intuire che il rapporto che ci lega a queste terre è prima di tutto di tipo sentimentale e affettivo”.
Unitamente alla produzione di vini di ottima qualità altra particolare attenzione della famiglia Ferragamo è rivolta al mondo dell’arte, come ben si evince dall’esposizione della collezione privata di incisioni di Ferruccio Ferragamo e dei cinquanta acquerelli dell’artista fiorentino Paquito Forster, splendida serie di vedute dei vari terreni di cui si compone Il Borro, le sue coloniche, le sue vigne, colti con meticolosa perizia in ogni stagione dell’anno.
Novità già dalla vendemmia dello scorso anno nella tenuta Il Borro è la certificazione biologica, come ha giustamente evidenziato Ferragamo: «Tutte le nostre etichette sono oggi al 100% biologiche, un traguardo importante che abbiamo potuto raggiungere grazie alla collaborazione di tutti coloro che lavorano qui».
Pensare a Ferragamo significa Arte, moda, cultura: è d’accordo che anche la rinascita dell’Italia si possa basare su questi tre cardini? “L’Italia è sicuramente un Paese d’arte e di cultura, ma è anche un luogo famoso per l’alta moda, che dovrebbe iniziare a far parte sempre di più della nostra cultura. E’ importante trovare un nuovo modo di comunicare e far conoscere questi nostri valori al mondo. C’è bisogno di innovazione e condivisione”.
Per informazioni: www.ilborro.it